Siria. il fuggiasco Assad è a Mosca con i familiari: concesso l'asilo
Il deposto presidente siriano ha lasciato il Paese, ormai in mano ai ribelli a guida islamica che annunciano l'inizio di una "nuova era" in Siria dopo 50 anni di governo del partito Baath
ROMA - Il deposto presidente siriano Bashar al Assad è arrivato a Mosca con i familiari e la Russia ha concesso loro asilo. Lo scrive la Tass che cita una fonte del Cremlino dopo una giornata di speculazioni su dove fosse finito l'ex raìs in fuga.
Damasco è in mano ai ribelli a guida islamica che annunciano l'inizio di una 'nuova era' in Siria dopo 50 anni di governo del partito Baath e di regime autoritario. Il leader degli insorti Al-Jolani si inginocchia e bacia la terra: 'Il futuro è nostro'. Dichiarato un coprifuoco di 13 ore. Festa e saccheggi, assaltata la Banca centrale. Il regime di Assad è finito.
Per la prima volta dal '74 Israele schiera i tank sulla linea Alpha, la zona cuscinetto per impedire ai ribelli siriani di entrare. Blitz dei miliziani nelle ambasciate, anche in quella italiana.
'Cercavano uomini del regime'. Tajani: 'L'ambasciatore e il personale sono al sicuro'. Il governo lavora per la sicurezza degli italiani. Libano e Giordania chiudono i confini. Crosetto: 'Possibili arrivi dalla rotta balcanica'. -
In Siria si spera, si prega, si canta, mentre i ribelli incontrano i vescovi ad Aleppo "assicurando che rispetteranno le varie confessioni religiose e i cristiani", come fa sapere il cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco che parla di una strada comunque "tutta in salita".
Nella comunità cristiana però c'è anche chi non nasconde il proprio timore per la nuova guida nel Paese. Se, infatti, i ribelli ad Aleppo hanno incontrato i vescovi, a Damasco "hanno chiesto di non aprire le chiese" nel giorno dell'Immacolata Concezione come raccontato dal coordinatore delle attività di Pro Terra Sancta in Siria, Jean Francois Thiry. "Dicono che è meglio non raggruppare persone ancora nel centro", ha spiegato dopo aver evidenziato che "i cristiani hanno molto paura, si chiedono chi sono questi jihadisti?".
La speranza dei religiosi, come quella di Jihad Youssef, superiore della comunità monastica al-Khalil di Deir Mar Musa fondata nel 1991 da padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato in Siria 11 anni fa, è che i ribelli "mantengano la parola" e che "non sia soltanto una mossa politica". Al momento, infatti, secondo le testimonianze di chi è lì, i combattenti starebbero "rassicurando tutti".
E sul perché tra le strade ci sia aria di festa, un religioso siriano cattolico ad Aleppo ha fatto chiarezza. "I cristiani, come tutti i siriani, sono ormai sfiniti dalla situazione che vivono da molti anni sotto il regime: non c'è sviluppo, non c'è economia, si sopravvive con moltissima difficoltà", ha raccontato. Si parla, quindi, di messaggi di tolleranza, anche scritti e firmati, verso tutte le minoranze religiose. Un aspetto che rassicura cristiani e siriani. "Il fatto che oggi il capo militare dei ribelli non abbia voluto guidare il Paese ma abbia lasciato il primo ministro e il governo precedente continuare il loro lavoro ci dice che c'è una seria volontà di non portare il Paese verso una deriva estremista", ha detto ancora il religioso siriano.
A rimarcare il senso del messaggio mandato dai ribelli - quello di una "nuova Siria" - è anche padre Jihad che ha fatto sapere come sin dal loro arrivo i combattenti abbiano "incontrato i parroci, di villaggio in villaggio". Questi sono stati "rassicurati così come i vescovi e altri leader religiosi".
La speranza, quindi, è che "insieme si possa costruire una nuova Siria, dove i diritti vengono garantiti per tutti", e che allo stesso tempo "gli altri non cavalchino l'onda della rivoluzione". Un ruolo, secondo gli uomini di chiesa, dal religioso siriano al cardinale Zenari, ora dovrà averlo anche la comunità internazionale "per stabilizzare il Paese" o, come augurato dal nunzio apostolico, "abolendo le sanzioni".