Francia / Il processo

Stupri di Mazan, condannati Dominique Pelicot e gli altri 50 uomini

All'ex marito della vittima inflitto il massimo della pena: 20 anni di carcere, per gli stupri aggravati contro l'ex moglie Gisèle, che hanno coinvolto decine di altre persone. Tutta la famiglia presente in aula al palazzo di giustizia di Avignone

PARIGI - Dominique Pelicot è stato condannato al massimo della pena, 20 anni di carcere, per gli stupri aggravati contro l'ex moglie Gisèle Pelicot, nel processo sugli stupri di Mazan, che si chiude oggi ad Avignone. Si attendono le sentenze per gli altri cinquanta imputati, accusati di aver violentato la donna su invito del marito, nel corso di dieci anni.

Sono stati dichiarati tutti colpevoli anche gli altri 50 imputati. Gran parte di essi vengono ritenuti colpevoli di ''stupro aggravato in riunione e somministrazione" di droghe a Gisèle Pelicot. Le pene inflitte vanno dai 3 ai 13 anni di reclusione.

La maggior parte degli imputati condannati oggi verranno inoltre schedati sul Fijais, banca dati francese che include gli autori di reati sessuali o violenti.

Dominique Pelicot ''prende atto'' della condanna alla pena massima e non esclude di fare appello. ''Sfrutteremo il termine di dieci giorni che ci viene concesso per capire se fare appello", ha detto l'avvocato di Pelicot, Béatrice Zavarro, precisando che nulla è stato ancora deciso.

"Merci Gisèle", ''Grazie Gisèle'' lo striscione apparso di fronte al palazzo di Giustizia di Avignone. Gisèle Pelicot è divenuta simbolo di dignità e coraggio nonché icona femminista. ''Gisèle, Gisèle'', ha scandito la folla venuta a sostenerla, applaudendo al suo arrivo in tribunale.

''Vergogna alla giustizia'': ad Avignone anche un gruppo di manifestanti femministe che esprimono la loro ''rabbia''. Il verdetto al cosiddetto processo di Mazan è a loro avviso al di sotto delle attese.

Le femministe esprimono quindi delusione davanti al Palazzo di Giustizia di Avignone scandendo slogan del tipo ''Vergogna alla giustizia''.

Giséle in questi mesi è divenuta un simbolo di dignità e coraggio, nonché un'icona femminista.

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