La guerra dei dazi di Trump: l'Ontario annulla il contratto con Starlink
Il contratto dell'azienda di Musk con la provincia canadese valeva circa 68 milioni di dollari. Intanto in Italia, primi casi di boicottaggio politico del servizio del multimiliardario: l'Istituto Alcide Cervi, che gestisce la casa dei sette fratelli simbolo della Resistenza a Gattatico (Reggio Emilia), ha deciso di abbandonare Starlink, per fare «una scelta di campo per essere connessi responsabilmente»
WASHINGTON - In risposta ai dazi imposti da Donald Trump, la provincia canadese dell'Ontario - la più popolosa del Paese, dove si trovano sia Toronto che la capitale Ottawa - ha annunciato che annullerà il contratto con Starlink, il servizio Internet via satellite controllato da Elon Musk. Lo riporta il New York Times. Il contratto valeva 100 milioni di dollari canadesi, circa 68 milioni di dollari.
E la Ue? «I Paesi dell'Ue sono liberi di decidere quello che vogliono, non abbiamo il potere di obbligare nessuno», ha detto Andrius Kubilius, commissario europeo per la Difesa e lo Spazio, rispondendo ad una domanda sulla possibilità che il governo italiano acquisti i servizi di Starlink invece di puntare sul made in Europe.
Kubilius ha però sottolineato che l'Europa, nell'affrontare sfide di medio termine da un lato e lungo termine dall'altro, deve puntare su "soluzioni proprie" non per "protezionismo" ma per una questione di "sicurezza". «Gli Usa - ha spiegato - un giorno potrebbero dover concentrarsi più sull'Asia spostando le loro risorse».
Intanto, per risolvere i propri problemi di connettività, l'Istituto Alcide Cervi, che gestisce la casa dei sette fratelli simbolo della Resistenza a Gattatico (Reggio Emilia), aveva scelto di affidarsi a Starlink, perché la soluzione offerta, con la connessione satellitare, risultava ottimale per un luogo isolato.
Ora, il consiglio di amministrazione, ha deciso di cambiare gestore e di lasciare la società gestita da Elon Musk. «Una scelta di campo per essere connessi responsabilmente», spiega l'istituto.
«Questo servizio - spiegano a Casa Cervi - continua ad essere conveniente ed avanzato, ed è probabile lo sia ancora di più in futuro, ma quando un imprenditore di talento legato alla tecnologia che offre diventa un agente politico manifesto, invadendo in senso contrario ogni campo dei valori irrinunciabili che questa Casa rappresenta e promuove, è doveroso interrogars. È accettabile per Casa Cervi avere a che fare anche latamente con i pensieri, le parole, i metodi, l'ideologia para nazista, il progetto metapolitico, il delirio mediatico sociale che vede protagonista l'essere umano più ricco del mondo? La risposta è no". Per questo ha scelto un gestore, con un impegno economico maggiore. Nel frattempo ha anche lasciato il social network X.
Tutti - dice l'istituto presieduto da Albertina Soliani -potranno continuare a trovare Casa Cervi dalla parte giusta del confine, simbolico e sostanziale, tra democrazia e un ordine nuovo nella testa e nelle mani di pochi, quelli sbagliati. Connessi responsabilmente, in linea con noi stessi».