La felicità a ogni costo:siamo schiavi delle rate
(Blog d'archivio)
È giusto aspettare per avere la macchina nuova, il televisore al plasma, il nuovo modello di telefonino? È giusto aspettare, quando basta porgere una carta di credito o firmare la richiesta di un finanziamento, per realizzare il sogno del momento?
In un articolo, Zygmunt Bauman, vecchio amico del Festival dell’Economia, ha puntato l’indice contro la filosofia del «prendi subito e paghi dopo». Una filosofia che conosciamo bene.
In un articolo, Zygmunt Bauman, vecchio amico del Festival dell’Economia, ha puntato l’indice contro la filosofia del «prendi subito e paghi dopo». Una filosofia che conosciamo bene.
Ci siamo infatti abituati a leggere sulle pubblicità o a sentirci dire che il nuovo televisore ce lo possiamo portare a casa subito, ma che inizieremo a pagarlo da marzo del prossimo anno, in comode rate, etc etc. La felicità arriva subito, i conti, generalmente in rosso, si fanno più tardi.
Bauman cita alcuni casi eclatanti: la storia, che in Inghilterra ha fatto scalpore, di un uomo di mezza età che si è rovinato grazie alle sue 14 carte di credito; la società finanziaria che nega prestiti a chi ha dimostrato di onorarli regolarmente e fino all’ultimo centesimo, perché guadagna di più con i clienti morosi.
Sembra un mondo alla rovescia, ma funziona così. La fonte primaria del profitto non è più l’acquisto in sé (che per questo veniva finanziato) ma il debito, che, come nel caso dei mutui subprime, viene impacchettato e trasformato in un prodotto finanziario da buttare a sua volta sul mercato. Con effetti curiosi, anche in Trentino. Un collega mi ha raccontato il suo sbigottimento di fronte al concessionario d’automobili che insisteva come un matto per concludere la vendita a rate e non in contanti. E pochi giorni fa ho notato la pubblicità di un grosso negozio di elettrodomestici di Trento: vendeva un computer portatile a 329 euro, che diventavano miracolosamente 299 in caso di pagamento rateale. Più che vendere, quello che conta è indebitare i clienti. È la felicità a portata di mano o l’incubo da cui guardarsi?
Non sono contrario alle rate e al credito al consumo. Tutt’altro. Ma, nella gestione del bilancio familiare, mi sono posto una regola: se devo comprare un frigorifero nuovo, mi chiedo semplicemente questo: sei in grado di pagarlo subito, in contanti? Se la risposta è sì, allora valuto anche l’ipotesi delle rate, che magari, per quella particolare offerta, sono davvero convenienti.
Bauman cita alcuni casi eclatanti: la storia, che in Inghilterra ha fatto scalpore, di un uomo di mezza età che si è rovinato grazie alle sue 14 carte di credito; la società finanziaria che nega prestiti a chi ha dimostrato di onorarli regolarmente e fino all’ultimo centesimo, perché guadagna di più con i clienti morosi.
Sembra un mondo alla rovescia, ma funziona così. La fonte primaria del profitto non è più l’acquisto in sé (che per questo veniva finanziato) ma il debito, che, come nel caso dei mutui subprime, viene impacchettato e trasformato in un prodotto finanziario da buttare a sua volta sul mercato. Con effetti curiosi, anche in Trentino. Un collega mi ha raccontato il suo sbigottimento di fronte al concessionario d’automobili che insisteva come un matto per concludere la vendita a rate e non in contanti. E pochi giorni fa ho notato la pubblicità di un grosso negozio di elettrodomestici di Trento: vendeva un computer portatile a 329 euro, che diventavano miracolosamente 299 in caso di pagamento rateale. Più che vendere, quello che conta è indebitare i clienti. È la felicità a portata di mano o l’incubo da cui guardarsi?
Non sono contrario alle rate e al credito al consumo. Tutt’altro. Ma, nella gestione del bilancio familiare, mi sono posto una regola: se devo comprare un frigorifero nuovo, mi chiedo semplicemente questo: sei in grado di pagarlo subito, in contanti? Se la risposta è sì, allora valuto anche l’ipotesi delle rate, che magari, per quella particolare offerta, sono davvero convenienti.
Ma se la risposta è no, e se dunque quella spesa rischia di far saltare il budget familiare, allora è meglio lasciar perdere, anche se le rate sono comode e se si inizia a pagare dopo sei mesi. Perché nel «prendi subito e paghi dopo», il «dopo» arriva sempre. Inesorabilmente.