Una ragazza del '29 il nove novembre
Un compleanno nell'election day: e non telefona nessuno
“Ah, look at all the lonely people”
(The Beatles, Eleanor Rigby)
Emma, insegnante elementare a riposo, compie settantanove anni questo nove novembre, e pensa: è da nove anni che non c’è più Tullio.
E pensa anche: potrei avere ancora nove anni da vivere, e non ne ho più tanta voglia.
Alle nove del nove novembre apre la finestra e sente che l’aria si è fatta fredda: non andrò a messa, oggi, al massimo la vedo in tivù, dicono che vale uguale.
Accende la televisione: non c’è più la pubblicità di quei 770 candidati, tutte quelle facce a cui mi ero abituata da un mese e mezzo. Sì, certo, anche facce da fessi, ma sorridevano e mi parlavano, cercavano di piacermi. Sono cinquant’anni che nessuno cerca di piacermi.
Non ho voglia neanche di andare a votare, quei sei candidati uomini così grigi, così noiosi: l’uscente presuntuoso, lo sfidante rabbioso, il centrista calvo, l’arancione acido, i due compagni comunisti.
Vecchissimi, già visti, già sentiti. Usurati. Più vecchi di lei che è del ventinove, un altro anno di crisi.
Emma mette una sedia davanti alla finestra e appoggia il naso al vetro: sfilano gli alpini incomprensibilmente allegri, come in un vecchio film, e lei non ha voglia di sentire la loro banda, non ha voglia di starli a vedere.
Le ore passano lentissime quando non ti cerca nessuno: mio figlio si dimentica sempre il nove novembre, mia nuora è una egoista, mia sorella è al ricovero con l’Alzheimer.
Non telefona nessuno. E neanche un messaggino da mia nipote, che mi ha regalato questo cavolo di cellulare dove non riesco a vedere bene né i numeri né gli esse-emme-esse.
La fanfara degli alpini si sta allontanando. Non ho voglia di farmi la pastasciutta, e a vedere in frigo quel pezzo di pizza di ieri mi vien da vomitare.
Emma si ricorda che due giorni prima ha comprato mezzo chilo di castagne piemontesi, le viene voglia di sentire il profumo di caldarroste al forno. Si mette a inciderle sul lato gobbo, zic zac, e mentre ripete meccanica il gesto, le viene un pensiero strano: non ce n’è una uguale all’altra, ci sono le grandi e le piccole, le tonde e le piatte, cambiano i colori, i ciuffetti, il peso, la consistenza; non ce n’è una uguale all’altra e il pensiero le mette una strana allegria. La vita è bella, nonostante. E le castagne sono buone da mangiare. E si dice da sola: buon compleanno, vecchia ragazza.
Basterebbe una telefonata, una sola. Come una candelina sulla torta che non c’è.
Trenta secondi dopo, vibra il cellulare. Emma sorride: alla fine Daniela, quella svampita, si è ricordata di sua nonna. Inforca gli occhiali e legge l’esse-emme-esse: RICORDATI DI VOTARE PER IL CAMBIAMENTO, VOTA...
L’ultimo candidato alla caccia dell’ultima preferenza.
Emma lascia cadere il telefonino sulla poltrona, torna a guardare fuori dalla finestra.
Nove novembre.
Non chiama più nessuno.