Il terremoto, i trentini e la lezione di vita

La Protezione Civile trentina è nota in Italia e all'estero per la sua organizzazione, esperienza e capacità d'intervento. Ma i trentini, nelle situazioni d'emergenza, si fanno apprezzare ancora di più per la loro umanità. Per il rispetto che portano nei confronti delle persone che si aiutano, che non sono destinatari di un'elemosina, ma compagni di cordata rimasti in difficoltà, che al pari nostro un domani potrebbero essere loro a dover soccorrere noi

di Pierangelo Giovanetti

Non è facile scrivere su l'esperienza avuta in Abruzzo come componente il primo contingente di volontari destinati a Paganica, una frazione del Comune dell'Aquila epicentro del sisma del 6 aprile. La difficoltà non è tanto nella cronaca doverosa, comunque abbondante e dettagliata da numerose fonti che rendono superflua ogni mia ulteriore ripresa, ma nel rischio di mettere in secondo piano il dramma reale della popolazione per far emergere invece l'efficienza della macchina dei soccorsi.
La questione potrebbe apparire leziosa e non pertinente, ma già in una riunione del 7 aprile alle 21.30, alla presenza dei quasi 200 volontari intervenuti, il vice ispettore distrettuale dei VVFvol di Trento, Aldo Rossi ha spiegato chiaramente il perché dell'apparente freno imposto ai soccorsi tracciando a grandi linee quello che era stato l'impatto con la realtà e i limiti con i quali un'azione tanto pronta e generosa deve necessariamente fare i conti.
C'è stato lavoro per tutti, anche di notte, ma non sempre ciò a cui si era assegnati corrispondeva alle aspettative di chi, pronto a partire in un'ora dalla chiamata, si è catapultato sul luogo del disastro. Le aspettative del volontario, appunto. E questa è una grande lezione: la preparazione di chi accorre in soccorso, la disponibilità di mezzi e competenze si deve arrestare per riflettere, rendersi disponibile ad ascoltare e conoscere chi si va a soccorrere. Occorre adeguare il proprio intervento non tanto all'idea preconcetta che si possiede di «persona bisognosa d'aiuto», ma a una sensibilità nuova che è disponibile a incontrare e conoscere l'altro nel bisogno in quella situazione concreta che si deve saper cogliere con intelligenza e prontezza prima di mettere in atto le proprie soluzioni. Di questo limite ci si è accorti in tempo e si è assunta la decisione giusta, e pazienza se qualcuno ha mugugnato.
Su una casa lesionata vicino a Onna, ho fotografato una frase risalente al periodo fascista che vorrei citare qui correndo il rischio del paradosso nella speranza di non venir frainteso: «Su la terra, sui mari, nei cieli, sono ovunque i segni della nostra potenza e della nostra volontà». Questo, appunto, non può e non deve mai essere il motto dei soccorritori, volontari o permanenti che siano. Di fatto non lo è stato neppure in questa occasione, ma non è inutile farlo presente casomai a qualcuno venissero certe tentazioni. L'immagine del mio comandante inginocchiato ad ascoltare un'anziana signora sfuggita al terremoto e di nuovo incappata in un pericolosissimo incidente sull'autostrada, ormai lontani geograficamente da quel disastro, sarà quella che più mi porterò nel cuore da questo mio blitz in Abruzzo.
Su quell'immagine cercherò di adeguare, d'ora in poi, ogni mio slancio altruistico e il senso del mio volontariato. Di che cosa parlavano? Di come far attecchire una piantina di mandorlo raccolta nel fossato dell'autostrada mentre si stava aspettando l'intervento della stradale.
 
Franco Zadra - Vigile del Fuoco Levico Terme 
 
La Protezione Civile trentina è nota in Italia e all'estero per la sua organizzazione, esperienza e capacità d'intervento. Ma i trentini, nelle situazioni d'emergenza, si fanno apprezzare ancora di più per la loro umanità. Per il rispetto che portano nei confronti delle persone che si aiutano, che non sono destinatari di un'elemosina (come magari anche qualche governo straniero ha fatto intendere di considerarli), ma compagni di cordata rimasti in difficoltà, che al pari nostro un domani potrebbero essere loro a dover soccorrere noi.
Questa bella testimonianza che ci giunge da uno dei centri operativi dell'Abruzzo, dove operano i nostri soccorritori, deve essere per noi tutti una lezione di vita. Siamo noi ad essere aiutati dai nostri fratelli abbruzzesi. Aiutati a capire il vero senso delle cose.
 
p.giovanetti@ladige.it

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