Santini: dialogo sì, ma con l'oltretomba

di Paolo Ghezzi - NO

Seè vero che un senatore trentino del Pdl, nella festa della Liberazione,ha dichiarato che il 25 aprile sarà festa condivisa e davvero nazionalesolo quando saranno morti i testimoni oculari, cioè quelli che hannofatto la resistenza (e questo in risposta all'avvocato Ballardini cheaveva osato rammentare una realtà lapalissiana, la presenza di ministridi origine e cultura fascista nell'attuale governo), dovremo davveroricordare questo 25 aprile 2009.
Non solo per la conversioneantifascista (sia pure in chiave minimalista-abruzzese) del padrone delMilan e di Mediaset, ma anche per la radicale, innovativa "ricettaSantini" al problema della memoria divisa: non si riesce a parlare lastessa lingua, a superare gli antichi steccati, a liquidare lafastidiosa lezione dell'antifascismo?
Niente paura, basta aspettaresulla riva del fiume i cadaveri dei nemici ormai anziani (a più disessant'anni da quella guerra): quando saranno passati, trascinatidalla corrente, si potrà finalmente dialogare con i superstiti. Esentirci tutti, finalmente, italiani.
Ben singolare concezione della democrazia, quella che ispiraun'affermazione come questa del 25 aprile 2009 a Trento. Ed è anche unasingolare concezione della libertà, di cui il partito del senatoretiene alto il vessillo: la ricostruzione della memoria condivisa, ildialogo con la "parte avversa" rinviati a dopo i funeralidell'avversario.
Ingenui coloro che credevano fosse una ricchezza della democrazia lasopravvivenza dei testimoni, la loro parola, la loro memoria, il loroanche ripetitivo e fastidioso ricordarci la differenza insopprimibileche passa tra il combattere per un dittatore e il lottare per lalibertà.
Ma l'innovativa ricetta Santini offre anche al segretario del PdFranceschini, finalmente, la via d'uscita dal suo antiberlusconismolivoroso e viscerale: si dichiari disposto a dialogare con Lui, Silvio,purché prima sia stato assunto al cielo. Allora, nel pacificatoanniversario della discesa in campo del leader azzurro, gliantiberlusconisti abbracceranno i post-berlusconisti e sosterannodeferenti davanti alla lapide della memoria: il dialogo tra maggioranzae opposizione sboccerà armonioso, nel comune riconoscente ricordo delpresidente operaio terremotato e ricostruttore, un dialogo depuratodalle scorie del personalismo che oggi inquina la dialetticademocratica in parlamento dove qualcuno si ostina a fare opposizione.Perfino Di Pietro, allora, una lacrima a rigargli la gota sinistra,riconoscerà finalmente i meriti del Miliardario ridens.
Si tratta solo di aspettare, pazienti, sulla riva del fiume. Ladialettica democratica post-moderna diventa una semplice questione ditempo. Perché litigare oggi, quando basta attendere che l'interlocutoresia ridotto a forzato ed eterno silenzio, dopodomani? Conosco milionidi juventini disposti ad ammettere di aver truccato qualche partita epronti a riconoscere al presidente interista Moratti di aver meritatogli ultimi scudetti, purché il petroliere nerazzurro passi prima amiglior vita e taccia per sempre.
Tu chiamalo, se vuoi, dialogodifferito: ma è un brillante ritrovato contro il veleno del dissenso,contro il tarlo della contraddizione, contro il morbo insidioso deldiverso pensare.
E vissero, così, smemorati, pacificati e contenti.        

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