Hanno assassinato il Primo Maggio
Ladissacrazione commerciale di una delle poche sacralità laiche rimaste,quella del Primo Maggio (che non è - come qualcuno scriteriatamentescrive - l’1 maggio, o lo 0105, o il Five One, è il Primo Maggio con ledue maiuscole perché le feste, quantunque laiche, sono sacre esacrosante e meritano rispetto, se non devozione), la dissacrazione delPrimo Maggio è il definitivo trionfo del totalitarismo consumista (dueminuscole).
Tramontati in buona parte del mondo i totalitarismi politici del XXsecolo, eccolo qui il totalitarismo del XXI: tutti i giorni sono buoniper comprare. Peggio: per fare shopping, attività elevata a nuovo efondamentale diritto dell’uomo.
“Ehh ma Torino è diventata una città turistica, nèè, come si fa atenerla chiusa il Primo Maggio?” bercia una commessa intervistata inuno stolido servizio tv, arricchito dalle solide stolide risposte deipassanti: “Io son d’accordo che siano aperti, ieri non ho avuto tempodi fare la spesa, è un sacco comodo!”.
L’homo shoppingens contemporaneo è ormai resettato mentalmente,scientificamente programmato per l’acquisto continuato, secondo laterrificante ideologia totalitaria riassunta nell’orrida scrittatotalizzante: 7/7, 24/24. 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Sempre aperto.Non si salva un minuto, non si salva una festa. Il tempo da vivere èrisucchiato integralmente in tempo consumato e consumante. Siamo ormaiimmemori dell’antica saggezza biblica che diceva una verità elementare:c’è un tempo per seminare e un tempo per raccogliere, c’è un tempo perridere e un tempo per piangere, c’è un tempo per amare e uno perodiare, per fare la pace e per fare la guerra. Per bere e per restaresobri, specie al volante (ma questo non lo dice l’Ecclesiaste, è nelVangelo secondo Alessandro).
C’è un tempo per Mozart e un tempo per il rock’n’roll, c’è un tempo perla fidanzata e un tempo per la peperonata, c’è un tempo per i mirtilli(giàsene) e un tempo per le arance, c’è un tempo per l’Itas e uno perMacerata, c’è un tempo per la malinconia e uno per una specie difelicità, c’è un tempo per vegliare e un tempo per dormire, c’è untempo per il rumore e un tempo per il silenzio.
Ecco, sarebbe bello che lo 01052011, insomma il prossimo Primo Maggio,il sindacato - sfoderando una capacità resistenziale ben superiore aquella mostrata quest’anno - riuscisse a fare cento cortei in centocittà d’Italia per rivendicare il diritto al lavoro per tutti nellaRepubblica su tale diritto fondata, ma anche il diritto sacro allaFesta del Lavoro come giorno liberato dall’obbligo di lavorare e dalcomplementare dovere di consumare: in cento città liberate e aperteproprio perché chiuse - per 24h - ai rapporti umani mediati dalla mercee dal prezzo.