AteneoMade in Trento

di Andrea Tomasi

«No all’ateneo-azienda» dicono gli universitari trentini, che temono gli effetti della riforma Gelmini e la delega di poteri alla Provincia di Trento. «L’ateneo resterà libero» replica il rettore Davide Bassi. Ma è difficile convincere gli studenti, che hanno paura di un «governatore padrone dell’accademia», chiunque egli sarà dopo l’«Era Dellai».
Qui di seguito le parole pronunciate durante l’ultima assemblea.

UNIVERSITÀ E DELEGA ALLA PROVINCIA.
Bassi 1. Il rettore dice che «non saremo obbligati a seguire tutte le sottonorme della riforma Gelmini ma solo i principi generali». «Certo - aggiunge - è un passaggio non privo di pericoli, ma a chi teme per l’indipendenza dell’Università vorrei far notare che da molti anni c’è una contrattazione con la Provincia, la quale stanzia 25 - 30 milioni di euro ogni anno in un accordo di programma, oltre a quello per l’edilizia universitaria, che non è dovuto ma strategico. Il guaio semmai è che siamo costretti ad usare quei soldi per la biblioteca, per i dottorati, per la mobilità internazionale. La delega è un onere. La Provincia non potrà darci meno dello Stato, ma nessuno ci garantisce che verrà rinnovato un accordo di programma, discuteremo anche questo, nessuno qui vuole nascondersi dietro a un dito».
INDIPENDENZA DALLO STATO.
Bassi 2. Il rettore si rimette alla Commissione dei 12: «Dobbiamo avere coraggio su questo perché al Ministero dicono se diamo questi poteri a Trento poi dobbiamo farlo con tutti».
Sulla futura istituzione di una Fondazione di diritto privato per la ricerca.
Bassi 3
. Il rettore cita "l’esempio Fbk": «I risultati di Fbk sono visibili a tutti. Una fondazione che gestisce i fondi per la ricerca non serve, come dicono molti, per avantaggiare i privati, ma per non finire come Siena, che ha milioni di debiti. Ogni trentino spende 350 euro all’anno per mantenere in vita l’Università. Dobbiamo rendere conto di ogni euro che usiamo, per non rischiare di prendere due volte i contributi come in passato, a questo serve un sistema unico» (l’Adige 16 dicembre 2010).
La palla alla Commissione dei 12: lavori «congelati» dall’iter della riforma Gelmini che deve affrontare la prova del Senato
LA REAZIONE.
Gli studenti
. «Dellai - dice Valentina (Trentino - 16 dicembre 2010) - si sente proprietario dell’Università ma non deve pensare di avere acquistato un bene in svendita da uno Stato in liquidazione».
A vigiliare sulle nomine del Cda sarà un’autorità, nominata dalla giunta provinciale. Manfredi Rasi, studente di Sociologia: «La Provincia avrà quindi un ruolo rilevante nel controllo politico dell’Università (...) Leggendo il documento finale, più che un progetto di riforma di un’università pubblica, sembra di leggere un piano aziendale».
Anche i docenti temono «il rischio di un eccesso di localizzazione dei progetti per la necessità di avere ricadute sul territorio trentino».
Il rettore Davide Bassi ha già cercato di illustrare il punto di vista dell’ateneo. Ora spetta al presidente della Provincia Lorenzo Dellai il compito di convincere tutti che non ci sarà il pericolo di ingerenze politiche. Dovrà dire che l’Università di Trento sarà libera. Spiegazioni e chiarimenti che potrebbero essere dati nel corso di un confronto diretto con i principali attori dell'accademia: gli studenti e, con loro, i docenti, i ricercatori e il personale tecnico amministrativo. Università Made in Trento... Giusta e possibile?

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