Ruby, la Curandera e le donne

Il difficile ruolo delle donne, sempre in bilico tra aspettative ed esasperazioni

di Barbara Goio

"Non farti comperare da un uomo neanche un paio di mutande". E' quello che una mia amica sta cercando di insegnare alla figlia teen ager. E lei ci crede davvero. E anch'io ci credo davvero. Sono della vecchia guardia, l'ammetto, di quelle che hanno pensato e voluto e creduto che uomini e donne hanno diverse competenze e risorse ma lo stesso diritto ad essere considerate persone, che non possono essere comperate per poco o niente, una notte al Castello o un loft a rate.

Lo dico chiaro e forte: di tutta la bufera che sta riempiendo giornali e telegiornali, e a cui non possimo non prestare attenzione perchè questo E' il nostro paese, questa E' la nostra vita, quello che mi colpisce di più, non è solo questa disponibilità delle ragazze a fare qualsiasi cosa per denaro, ma che l'attitudine a vendersi sia considerata assolutamente di routine, e anzi, auspicabile.

C'è una vecchia barzelletta in dialetto trentino che racconta di due madri che si incontrano, ed una delle due magnifica le sorti benevole toccate alla figlia: è così brava che il suo datore di lavoro la fa stare fino a tardi e allora le ha preso un monolocale, è così efficiente che le ha regalato un'auto, è così preziosa per il suo lavoro, che le ha dato un brillante. L'altra donna ascolta attenta e, quando le vien chiesto "e la tua, come va?", risponde laconica: "Anche la mia fa la prostituta, ma non sono mica contenta". Insomma, in tutto questo gran parlare di prestazioni e compensi, ne viene fuori un mondo diviso in due, chi paga e chi è pagato, chi compra e chi è comprato.

Quasi contemporaneamente, serpeggia in rete una sorta di ampio recupero di una vecchia mistica femminile, quella della Grande Madre che tutto può e tutto fa, dotata di infinita saggezza e ancora più infinite risorse, Colei che sarà in grado di salvare il mondo. Alludo al dilagare delle discussioni a proposito di libri come "La profezia della curandera", del 2001, scritta da uno sciamano peruviano che narra della riscoperta del potente spirito femminile, ma anche della rivalutazione della figura di Maria Maddalena, tra i discepoli prediletti di Cristo e così osteggiata dalla chiesa che non può venire raffigurata se non penitente. E tra i libri impazza la storia di Ipazia (d'Alessandria), mitica astronoma greca e testimone del libero pensiero. Ammetto che provo attrazione verso questo tipo di messaggio: sarebbe bello pensare di essere superiori e forti, infinitamente sagge e ricettive, ma alla fine vince la mia anima scettica.

E così, ecco di nuovo le donne chiamate in causa, esempio (negativo, ma neanche tanto nei media di oggi) di chi si vende per poco, oppure chiamate a responsabilità enormi, depositarie di eterna saggezza... E se, alla fine, tutto quello che le donne vorrebbero fosse solamente essere persone, complicate a volte, ma sempre percettive, spesso sole, capaci di fare molto e tutto insieme, pazienti oltre misura, presenti e ogni tanto insostituibili? E soprattutto, se fosse questa la cosa giusta da fare, ora, subito, adesso: pensare a noi stesse  con precisione e dignità, consapevoli del ruolo che abbiamo e che ci spetta, senza aspirare a cambiare l'equilibrio cosmico ma senza neppure accettare insulti e generalizzazioni?

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