Lacrime e dolore

di Patrizia Todesco

Ho pianto oggi al funerale di Daniele Pedrotti, il ragazzo di vent’anni morto sabato in moto. Ho pianto anche se non lo conoscevo e se in quella chiesa ci ero andata per lavoro.
Ho pianto pensando a quei genitori che stasera si troveranno soli in quella casa piena di ricordi.
Ho pianto pensando a quella mamma che non si reggeva nemmeno in piedi in quanto il suo dolore mi è sembrato insopportabile.
Ho pianto pensando a quei ragazzi, agli amici di «Pedro», per i quali ora nulla sarà più come prima.
Ho pianto pensando ai miei figli, perché non apprezziamo mai abbastanza quello che abbiamo.
Ho pianto pensando a come nulla sia scontato nella vita, a come troppe volte si butti il via tempo, a come troppo spesso ci si arrabbi per cose inutili.
Ho pianto pensando a come è bella vita e come nemmeno un attimo vada sprecato.
Ho pianto pensando che se tutti quei ragazzi erano lì Daniele era stato un ragazzo davvero speciale, un ragazzo che aveva saputo dare molto e che di questo i suoi genitori dovevano essere orgogliosi.

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