La guerra del caldo e le discussioni in ufficio

Un tempo a far discutere all’interno dei luoghi di lavoro, soprattutto dove le postazioni sono in uno spazio comune, era il fumo. Prima dell’introduzione del divieto non c’era sera che non arrivassi a casa con vestiti e capelli impregnati del classico e nauseabondo odore di fumo di sigarette. Del resto all’epoca dire ai colleghi di non fumare in redazione sembrava una cosa assurda, inacettabile. Chi non fumava subiva. Punto e basta. Oggi le discussioni riguardano l’utilizzo dell’aria condizionata

di Patrizia Todesco

condizionatoriUn tempo a far discutere all’interno dei luoghi di lavoro, soprattutto dove le postazioni sono in uno spazio comune, era il fumo. Prima dell’introduzione del divieto non c’era sera che non arrivassi a casa con vestiti e capelli impregnati del classico e nauseabondo odore di fumo di sigarette. Del resto all’epoca dire ai colleghi di non fumare in redazione sembrava una cosa assurda, inacettabile. Chi non fumava subiva. Punto e basta.
 
Oggi le discussioni riguardano l’utilizzo dell’aria condizionata. In questi giorni di caldo è guerra aperta. Le due fazioni sono schierate. Ci sono quelli che l’aria condizionata la posizionerebbero a venti gradi incuranti dello sbalzo di temperatura, del rischio di prendere una polmonite o delle altre tante conseguenze negative. L’altra fazione estrema è quella che vorrebbe mettere al bando i condizionatori. Meglio grondare di sudore e morire di caldo. In mezzo tante diverse idee. Quelli che la vogliono, ma solo poche ore. Quelli che sì, ma non diretta perché fa venire mal di testa e la cervicale. Quelli ok, ma solo cinque gradi in meno che all’esterno.
 
Mettere d’accordo tutti è davvero difficile. Intanto tra una discussione e l’altra si attende che la colonnina di mercurio si abbassi. Tornerà anche l’inverno, e allora lì a discutere sui termosifoni, se tenerli accesi o meno. Ma questa è un’altra storia.  

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