Quando curare l'anima è un optional
Anche in sanità, anzi in sanità più che mai, occorre distinguere tra servizi superflui o comunque da offrire a pagamento, e servizi assolutamente indispensabili.
Anche in sanità, anzi in sanità più che mai, occorre distinguere tra servizi superflui o comunque da offrire a pagamento, e servizi assolutamente indispensabili. Praticamente da sempre la sanità trentina ha ritenuto la presenza di uno spicologo in pediatria ma anche in neonatologia, un optional tant’è che, per supplire a questa carenza, sono dovute intervenire le associazioni di volontariato. A pediatria l’Ail ha finanziato una borsa di studio per una psicologa, la dottoressa Sara Belloni, che per un anno, per 15 ore alla settimana, ha aiutato bambini e famiglie, soprattutto quelle alle prese con una diagnosi e una cura per una malattia oncologica. I medici, si sa, possono essere anche bravissimi ma, fatta la diagnosi e spiegata la cura, devono tornare al loro lavoro e agli altri pazienti. La famiglia rimane lì, con una diagnosi a volte travolgente. Con paure enormi da gestire. La psicologa può sostenere bambini e genitori in questo delicato momento ma anche in situazioni che in apparenza sembrano più banali: ad esempio la necessità di sottoporre i bambini ad esami invasivi senza traumatizzarli.
Analogo discorso in neonatologia dove la psicologa arriva grazie all’Ant, associazione amici della neonatologia trentina. Per sostenere le famiglie alle prese con i nati prematuri, aiutarli a gestire preoccupazioni e problemi, una volta alla settimana una psicologa si reca in reparto grazie all’associazione.
Questi sono solo due esempi di sostegno psicologico pagato dall’esterno. Ma davvero aiutare l’anima per guarire il corpo è così di secondaria importanza? Sarà forse per questo che la corsa alle medicine complementari dove l’attenzione per la persona è maggiore sembra essere inarrestabile?