Treni e problemi
Questa settimana entra in vigore il nuovo orario ferroviario, che vede azzerate quattro coppie di treni sulla lunga percorrenza, in particolare quelli notturni.
Per una coincidenza ( sostantivo ormai vagheggiato, in tema di orari ferroviari!) mi è capitato di viaggiare qualche giorno fa, proprio sull’ultimo convoglio notturno della tratta Bolzano-Lecce, una scelta a dir poco obbligata per riuscire a partecipare ad una riunione a Roma alle dieci di mattina, senza dover scendere in albergo la notte precedente.
Imbarcati su carrozze strapiene, che caricavano, via via, migranti assonnati alle fermate di Verona, di Bologna e di Firenze ( donne, bambini, lavoratori di ogni nazionalità) ci siamo trovati tutti a fare subito i conti con il riscaldamento impazzito. Un po’ stupita dall’atteggiamento rassegnato dei miei compagni di viaggio, sono andata subito a cercare il capotreno, scavalcando i bagagli accatastati anche sui corridoi, finchè mi è stato promesso un intervento. Dopo una fiduciosa attesa, in effetti, è arrivato un ferroviere, che ci ha posto la curiosa alternativa: “Il riscaldamento è rotto”, ci ha informati, premuroso. “Potete scegliere tra così ( ossia la sauna) e il gelo”. A quel punto ci siamo guardati l’un l’altro, mentre folate di vento padano entravano dai finestrini aperti sul corridoio, unico ausilio respiratorio per ovviare ai cento gradi eruttati dai condizionatori in avaria.
Con mio grande sgomento, la maggior parte ha scelto il caldo. Qualcuno ha anche perorato la chiusura dei finestrini, ovviamente: a quel punto, ancora una volta dubbiosa dei risultati della democrazia diretta, ho abbandonato il campo, in cerca di refrigerio. Ci siamo augurati la buona notte con gli stessi toni accorati dei veri compagni di sventura, consapevoli che ognuno deve andare incontro al proprio destino! Altro scompartimento, altra situazione, per fortuna. Buio (erano ormai le due di notte), silenzio, perfino un posto di fronte al mio per allungare le gambe. Somma fortuna: la vicinanza del mio sedile alla porta scorrevole, che potevo azionare come un regolatore d’aria! Con cautela, visto che due esseri giganteschi, seduti sui seggiolini ribaltabili, dormivano con la fronte appoggiata ai vetri dello scompartimento. Anche qui, tra gli astanti, grande cortesia, dignità e senso di fratellanza: in un misto di dialetti nordafricani, pugliesi, e chissà che altri. Un signore, gentilissimo, mi ha anche aiutato a cercare un orecchino perduto durante il –breve- sonno ristoratore. Insomma: siamo arrivati alla Tiburtina puntualissimi, alle sei e qualcosa: io in tempo per cappuccino e giornali, prima della riunione al Salone della Giustizia (raggiungere la Nuova Fiera è come fare un altro viaggio: metropolitana, treno, navetta. Essendo vicino a Fiumicino è comoda solo per chi arriva in aereo, oppure in auto). Gli altri viaggiatori per arrivare alle loro destinazioni lontane, nel Sud Italia ( quanto è lungo, questo nostro paese!).
Sicchè, è con vero dispiacere che apprendo oggi della soppressione del “mio” treno notturno (ora mi spiego perché i ferrovieri, passando, dicevano:”E l’ultimo viaggio!”, al che tutti noi ci affrettavamo a toccare ferro, o altri materiali scaramantici). So anche delle numerose proteste che la decisione di questo nuovo governo, di Trenitalia e di RFI (Rete Ferroviaria Italiana) ha suscitato: perché un conto è viaggiare scomodi, ma altro è non viaggiare affatto. Un colpo durissimo ai trasporti pugliesi, ma anche a tutto il Mezzogiorno, che continua a pagare un fortissimo gap infrastrutturale. Un colpo durissimo anche per chi ha necessità di raggiungere la famiglia o il posto di lavoro senza doversi indebitare per i costi di viaggio: il diritto alla mobilità, infatti, va rapportato alle necessità, anche economiche, degli utenti. In effetti, prendendo al volo un’offerta, proprio legata al biglietto notturno, da Rovereto a Roma il mio biglietto è costato 26 euro! Incredibile, no? Specie considerando che c’era in omaggio anche la sauna.