Il dilemma: dove partorire?
Non c’è futura mamma che, quando si avvicina la data del parto, non chieda consigli su dove partorire
Non c’è futura mamma che, quando si avvicina la data del parto, non chieda consigli su dove partorire. Per chi abita a Trento, solitamente, la scelta è tra S. Chiara o S. Camillo. Da una parte - dicono i più - si ha la sicurezza che, in caso qualcosa vada storto, c’è tutto quel che serve per delle cure intensive per mamma e bambino (sempre che in neonatologia vi sia posto, ndr).
Di contro si devono sopportare i limiti di un reparto vecchio, spesso pieno, dove l’epidurale è un miraggio. Certo ora lo stanno certificando come ospedale amico del bambino, ma di strada, a mio avviso, da fare ce n’è ancora tanta. Il S. Camillo offre sicuramente maggior confort e tranquillità. La dipartita del primario Rosati ha lasciato in “lacrime” molte pazienti e forse questa è una delle cause del sensibile calo di parti nel 2011. Il neonatologo Pedrotti sulle pagine del nostro giornale, oggi ipotizzava però un’altra possibile causa: la politica «cattura mamme» del S. Chiara che per invitare le partorienti a far nascere i loro bambini in largo Medaglie d’Oro ha lanciato da qualche mese la campagna «Nascere al S. Chiara».
Sott’accusa anche coloro che, a torto o ragione, fanno girare la voce che partorire al S. Chiara sia più sicuro. Certo per le future mamme è sempre un bel dilemma. Più d’una, pur abitando in città, in questi anni ha optato per Cles dove è garantita l’anestesia epidurale. Altre hanno preferito Vipiteno, il top per quanto riguarda l’ambiente e l’attenzione (non solo medica) per la coppia e il nascituro. Rovereto, tanto gettonata in passato, quest’anno ha subito un’inaspettato stop nonostante i pareri sulla struttura e su chi vi opera siano sempre eccellenti.
In questa vasta gamma di offerta, dove mantenere numeri alti per tutti i punti nascita è comunque motivo di orgoglio (ma anche di budget), le mamme si trovano spesso in difficoltà nella scelta. E voi per cosa avete optato o opterete? È davvero il S. Chiara un ospedale a misura di bambino?