Donne in televisione
La grande novità del nuovo contratto Rai sottoscritto presso il ministero dello Sviluppo economico nell’aprile scorso e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 giugno 2011 vede l’inserimento, per la prima volta nella storia dei rapporti con il gestore del servizio pubblico radiotelevisivo, di ben 13 articoli che riguardano la rappresentazione dell’immagine femminile all’interno della programmazione
In attesa che il governo Monti, in controtendenza rispetto a tutti i governi che l’hanno preceduto negli ultimi vent’anni attui quella riforma del sistema radiotelevisivo di cui l’Italia ha estremo bisogno (una delle ragioni della scarsa crescita italiana è anche dovuta al regime di duopolio, o monopolio mascherato, del sistema televisivo, asservito alla politica e in grave ritardo sulle nuove tecnologie e sulle potenzialità dell’azione sociale del mezzo televisivo), una novità c’è.
Me la segnala un’amica che lavora in Rai a Milano, membro sindacale e da sempre grande sostenitrice della necessità di una nuova immagine femminile nelle comunicazioni di massa, proprio a partire dal servizio pubblico. Nel farci gli auguri per l’8 marzo, la sento meno arrabbiata del solito:- la grande novità del nuovo contratto Rai sottoscritto presso il ministero dello Sviluppo economico nell’aprile scorso e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 27 giugno 2011 vede l’inserimento, per la prima volta nella storia dei rapporti con il gestore del servizio pubblico radiotelevisivo, di ben 13 articoli che riguardano la rappresentazione dell’immagine femminile all’interno della programmazione.
- Sai, quello che mi da più soddisfazione, è che questa novità davvero sorprendente sia il frutto della campagna partita dal web: una campagna informativa capillare, fatta di appelli e di prese di posizione, lanciata sulla rete, che ha individuato proprio nella scadenza del contratto triennale con la Rai un’occasione da non perdere per avviare un nuovo corso dell’immagine femminile!-
-Fantastico!- le rispondo, lasciandomi prendere, una volta tanto, dall’entusiasmo: l’appello di cui parla Viviana ha raccolto, in effetti, attraverso la rete migliaia di sottoscrizioni dal mondo delle associazioni, dei consumatori, dagli organismi istituzionali, dal mondo universitario.
-Evidentemente, questa è un’esigenza davvero sentita da tutta la società civile!- commento.
-Già: ma quante “esigenze davvero sentite”, ossia, quante necessità vitali della gente sono accolte e diventano legge?- mi risponde lei, sopraffatta dall’amarezza di sempre.
-Beh, se guardiamo bene, pochine, convengo. Però, questo nuovo corso, per le donne, è un’ottima cosa! Ho sentito parlare anche di un nuovo codice deontologico (“Donne e media”) già sul tavolo del ministero dello Sviluppo. Speriamo…”
- In effetti, la bozza dell’articolato è pronta, e pare che dal Governo sia già arrivato l’impegno a potenziare questo percorso verso una regolamentazione dei modelli di rappresentazione della figura femminile..”
So cosa vuole dire Viviana: non è certo una forma di vecchia “censura” che lei invoca disperatamente, bensì il fatto di ridare dignità umana, culturale e professionale alle donne, mortificate dalla rappresentazione corrente che la TV offre quotidianamente. Chissà: come ogni rivoluzione, anche questa, un giorno, sembrerà ovvia e scontata.
E se ancora qualche “vecchio” film degradante e sessista passerà nella futura programmazione, sarà forse preceduto dall’avvertenza: ”Attenzione, questo non è un programma adatto ad un pubblico intelligente”.