Lo sterco del demonio non imbarazza la Chiesa
Il denaro è lo sterco del diavolo, diceva Lutero. Ma a Roma, non l’hanno mai preso troppo sul serio. D’altra parte, un altro sant’uomo, Giovanni Bosco, soleva precisare, con grande pragamatismo, che ci si concima benissimo. Proprio in quanto sterco, ovviamente. Fatto sta che la Chiesa, e in particolare il Vaticano non hanno mai avuto troppi problemi nel maneggiare lo sterco del diavolo. Anche a costo di incappare in qualche situazione imbarazzante. Come è successo, si parva licet, a Trento per l’affare Orocash, sollevato dalla redazione economica dell’Adige, che ha pizzicato Isa, la finanziaria della Curia, in procinto di investire, seppure indirettamente, nelle compravendite dell’oro al dettaglio, che poco hanno di edificante. Piccola cosa, nei numeri, ma molto istruttiva, soprattutto su come un certo ambiente curial-finanziario intende quello che dovrebbe essere uno dei valori di riferimento del proprio agire, la trasparenza. Tanto strombazzata quanto disattesa. Piccola, piccolissima cosa, se paragonata a quanto sta succedendo a Roma, Oltretevere: lo Ior, la banca vaticana, si è visto chiudere l’ormai famoso conto 1365 dalla filiale milanese di J.P. Morgan Chase Bank Na, secondo quanto ha riferito il Sole 24 Ore.
Il motivo? Lo Ior, nonostante le richieste presentate da J.P. Morgan, non ha mai fornito le informazioni sui movimenti del conto, ritenute essenziali ai fini della normativa antiriciclaggio. Anche perché su quel conto è da tempo puntato il faro della procura di Roma, per una presunta violazione della stessa normativa, e perché su quel conto hanno presentato precise richieste gli ispettori della Banca d’Italia. Richieste girate da J. P. Morgan allo Ior, richieste rimaste senza risposta.
E sì che il presidente dello Ior, Gotti Tedeschi, sta lavorando alacremente per far entrare l’istituto vaticano nella «white list», la lista dei buoni, quelli che hanno applicato gli standard internazionali contro il riciclaggio di denaro di provenienza illecita. Un obiettivo per il quale si è molto speso lo stesso Benedetto XVI, ma che, almeno per ora, non sembra così a portata di mano.