Lavoro-famiglia, nonni  ancora di salvezza

Non può essere un caso che in molte delle mie ultime interviste il filo conduttore del discorso sia stata la conciliazione tra lavoro e famiglia per le donne, allargata naturalmente al nuovo ruolo dei papà. Da mamma so bene quanto sia difficile conciliare tutti gli impegni, non sentirsi mamma o lavoratrice a metà. Devo comunque dire che io mi considero una privilegiata per due motivi: innanzitutto perché faccio un lavoro che mi piace, che spesso mi dà energia piuttosto che toglierla e i cui orari, grazie anche ad una mediazione con l’Azienda, sono sufficientemente compatibili con le mie esigenze. Altro vantaggio è che ho dei nonni giovani che mi danno una mano e un papà decisamente collaborativo

di Patrizia Todesco

cooperativ_7675957.jpgNon può essere un caso che in molte delle mie ultime interviste il filo conduttore del discorso sia stata la conciliazione tra lavoro e famiglia per le donne, allargata naturalmente al nuovo ruolo dei papà. Da mamma so bene quanto sia difficile conciliare tutti gli impegni, non sentirsi mamma o lavoratrice a metà. Devo comunque dire che io mi considero una privilegiata per due motivi: innanzitutto perché faccio un lavoro che mi piace, che spesso mi dà energia piuttosto che toglierla e i cui orari, grazie anche ad una mediazione con l’Azienda, sono sufficientemente compatibili con le mie esigenze. Altro vantaggio è che ho dei nonni giovani che mi danno una mano e un papà decisamente collaborativo. Un mix, mi rendo conto, quasi ideale. Nonostante questo faccio i salti mortali perché, lo sanno bene le mamme lavoratrici, non è l’ordinario a fare impazzire.

 

Se tutto fila liscio l’organizzazione delle famiglie è spesso perfetta. A mandare in crisi sono gli imprevisti: la malattia del bambino, l’invito per una festa di compleanno, le udienze o le riunioni comunicate all’ultimo minuti, le visite mediche, i tornei, gli allenamenti, le verifiche a scuola che a volte necessiterebbero anche di un nostro sforzo supplementare per dare una mano. Poi naturalmente ci sono gli imprevisti dei genitori: lavorativi, di salute e chi più ne ha più ne metta. Tutto questo, in tempi spesso calcolati al minuto, diventa un problema.


Mi piace il titolo dell’articolo di Paolo Ghezzi sull’Adige del 2 giugno in merito all’intervento del filosofo Bodei al Festival dell’Economia: «Restituire ai giovani ogni eredità dei vecchi». E il discorso non andrebbe limitato solo al piano economico, ma anche al tempo. Molti nonni oggi già lo fanno, dedicano molto tempi ai loro nipotini. Sono «l’architrave» su cui si regge la famiglia, diceva la psicologa Silvia Vegetti Finzi. Certo ci vogliono alcuni presupposti: devono essere sufficientemente giovani, in salute, abitare vicino ai nipoti. Non sempre queste condizioni ci sono, ma quando sono presenti i nonni rappresentano una risorsa impagabile. Il loro stare accanto ai nipoti potrebbe essere considerato un «dazio», spesso piacevole, all’essere andati in pensione decisamente giovani (cosa che evidentemente noi ci sognamo).

 

Fanno in pratica un secondo lavoro non retribuito ma che consente alle generazioni più giovani di poter lavorare con maggiore serenità. Ritengo siano poi un risorsa a livello psicologico per i bambini che con loro si sentono comunque sempre a casa. Sono una possibile strada nella difficile conciliazione delle famiglie tra figli e lavoro. Il problema è che il tempo a disposizione delle mamme e dei papà lo considero un po’ come una coperta sempre troppo piccola. Se copri da una parte, spesso scopri dall’altra. La famiglia allargata era la grande coperta che oggi, purtroppo, non c’è più. 

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