Chiese, moschee e prospettive distorte

di Matthias Pfaender

La comunità islamica di Rovereto ha avviato qualche settimana fa contatti commerciali finalizzati all’acquisto di uno stabile industriale in disuso nel quartiere San Giorgio. Obiettivo: allestire un centro culturale islamico dedicato anche all’esercizio del culto. Insomma, una moschea. Il progetto, causa la richiesta economica superiore alle disponibilità della comunità islamica (almeno, questa la tesi dei rappresentanti) è naufragato.

Mi ha colpito l’acceso dibattito che la notizia ha provocato sul sito dell’Adige. La maggior parte degli interventi da parte di persone contrarie al progetto. Posizione legittima. Ma, in diversi casi, sostenuta a mio avviso con argomenti insussistenti. Una delle tesi ricorrenti a sostegno del «No alla moschea» è la mancata reciprocità tra Italia e Paesi islamici. In parole povere: perché dovremmo permettere loro di tirare su una moschea se i cristiani da loro non possono neanche praticare il culto, figurarsi costruire una chiesa?

Ecco. Il principio di reciprocità non ha, secondo me, alcun valore. E il pretenderlo è un controsenso. L’Italia è (almeno dovrebbe essere) una nazione democratica e liberale. La Costituzione garantisce a tutti la più ampia libertà di culto. E grazie ai principi che permeano la nostra Carta fondamentale abbiamo gli strumenti (o almeno dovremmo) per capire perché gli Stati musulmani che impediscono la costruzione di chiese, se non di peggio, sbagliano. Pretendere di correggere uno sbaglio con uno sbaglio no ha, mi ripeto, senso.

 

E poi, se reciprocità deve essere, penso vi siano numerosi diritti altrettanto validi di cui dovremmo pretendere il rispetto da parte dei Paesi musulmani: dalla libertà della donna al diritto di voto, dal diritto all’infanzia così come previsto dalle Nazioni Unite al diritto alla salute.

Ciò detto, due ultimi appunti. Qui. E qui.

comments powered by Disqus