Grillo, Bersani e il premio di maggioranza
Il Porcellum va cancellato, non modificato, perché qualunque assestamento lascia immutata la struttura pessima che lo sorregge. Purtroppo i partiti hanno fatto di tutto per non cambiarlo in tempo utile, almeno un anno prima delle elezioni, come si chiede a livello europeo. E così ora, all'ultimo minuto utile, ci si arrabatta per imbellettare la «porcata» di Calderoli e risolvere almeno la stortura del premio di maggioranza, che permette con consensi anche minimi di ottenere il 55% dei parlamentari, e quindi la maggioranza assoluta. Cambiare su questo punto la legge è un obbligo che ci impone - tra gli altri - la Corte costituzionale, intervenuta specificatamente al riguardo, come ha ricordato anche di recente lo stesso Napolitano
Caro direttore, la riforma della legge elettorale che sta venendo avanti in Parlamento è un vero mostro, forse addirittura peggio del Porcellum. Non solo torneranno le preferenze, si parla addirittura di tre preferenze con collegi grandi, ma addirittura si vuole alzare il livello di maggioranza per impedire al Pd di vincere.
Io sono un'elettrice di centrosinistra, e ho sempre combattuto per cambiare il Porcellum. A questo punto forse è meglio lasciare tutto come è adesso.
Il Porcellum va cancellato, non modificato, perché qualunque assestamento lascia immutata la struttura pessima che lo sorregge. Purtroppo i partiti hanno fatto di tutto per non cambiarlo in tempo utile, almeno un anno prima delle elezioni, come si chiede a livello europeo. E così ora, all'ultimo minuto utile, ci si arrabatta per imbellettare la «porcata» di Calderoli e risolvere almeno la stortura del premio di maggioranza, che permette con consensi anche minimi di ottenere il 55% dei parlamentari, e quindi la maggioranza assoluta. Cambiare su questo punto la legge è un obbligo che ci impone - tra gli altri - la Corte costituzionale, intervenuta specificatamente al riguardo, come ha ricordato anche di recente lo stesso Napolitano.
Quello che sta uscendo, però, dalle contrattazioni e dalle votazioni, è effettivamente un mostro, un ibrido fra modelli elettorali diversi di paesi diversi, senza una ratio, o anche una semplice coerenza del sistema che si vuole adottare.
L'unica cosa che comunque va fatta, se si lascia l'impostazione attuale del Porcellum e non si passa ad un sistema di collegi uninominali, magari a doppio turno (che garantirebbe governabilità ma anche rappresentanza e selezione fra più candidati diversi), è la modifica del premio di maggioranza.
Oggi un partito con il 30% dei voti, se risulta primo anche con pochi voti più degli altri, si vede assegnati il 55% dei seggi. Attenzione: basta il 30% dei voti, non dei votanti, e se l'astensionismo è quello delle elezioni siciliane al 53%, vuole dire che basterebbe ottenere il 15% degli elettori, per avere la maggioranza assoluta. Inconcepibile in una democrazia. Tra il resto, se alle elezioni si qualifica primo partito Grillo e il movimento 5 Stelle, anche con un voto in più del Pd di Bersani-Vendola, ottiene da solo la maggioranza assoluta dei seggi. Cioè il Paese viene consegnato nelle mani di Grillo, che non si allea con nessuno, e quindi può tranquillamente governare da solo l'Italia.
Fa pertanto sorridere l'ira di Bersani che, messo su questo punto in minoranza dalle altre forze politiche, ha dichiarato «qui non vogliono farci vincere, temono che governiamo noi».
Non si tratta tanto di Pd o non Pd: in democrazia resta un punto invalicabile che per lucrare un premio di maggioranza bisogna ottenere una maggioranza solida, anche se non assoluta. Non basta essere il primo fra tanti nani. E per far scattare il premio al 55%, come minimo bisogna raccogliere il 40-42% dei voti, altrimenti vige la dittatura della minoranza più organizzata, che sia Grillo, il Pd di Bersani-Vendola o chicchessia.