Il riciclo dell'immondizia ed il processo del vasetto di alici

La nuova raccolta differenziata ci costringe ad essere compratori più attenti e consapevoli

di Barbara Goio

 

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Era il 1989 e vivevo in Germania, in uno studentato a Stoccarda. Avevamo una cucina comune dove vedevo tedeschi sopravvivere con affettati e salse varie, cinesi aprire scatolette e arabi cucinare montone per tutto il fine settimana. Ognuno era orgoglioso delle proprie tradizioni culinarie, ma tutti avevamoa che fare con il problema della spazzatura: in un angolo, o meglio lungo tutto un lato della cucina comune, c'era in bella mostra una fila di otto bidoni: vetro verde, vetro bianco, vetro marrone, carta e cartone, plastica, alluminio, organico, un piccolo bidone per il residuo

Era la prima volta che mi trovavo alle prese con una specializzazione così spinta e cercavo di fare del mio meglio.

 

Una sera abbiamo fatto la pastasciutta con pomodori e alici sottolio e toccava a me lavare i piatti e fare ordine. Il giorno dopo mi sono sentita morire quando qualcuno aveva tirato su dal bidone della spazzatura il mio vasetto di alici, l'aveva lavato con cura e messo al centro del grande tavolo con un cartello in tedesco che diceva più o meno così: "Chi ha fatto una cosa simile ha sbagliato di grosso, tutti dobbiamo lavorare per un futuro più verde e più pulito". Di italiani ce n'erano pochi, eravamo in tre e, insomma, la colpevole, ero proprio io.

Mi è sembrato un pelo esagerato, un processo pubblico per un vasetto di alici, non è solo un luogo comune il fatto che i tedeschi quando fanno una cosa ci vanno giù duri, ma ho anche imparato la lezione: mi avevano infatti spiegato che solo, per esempio, differenziando il vetro per colore si riesce a recuperarlo quasi completamente mentre se viene mescolato diventa tutto della qualità più scarsa.

 

I miei amici tedeschi mi dicono che ora è tutto molto più semplice: ogni prodotto ha un marchio che dice chiaramente se può essere riciclato o meno, e la differenziata diventa così molto più immediata: il discorso dello smaltimento è diventato insomma una "qualità" del prodotto. Inoltre sono state costruite macchine adatte alla selezione automatica, per cui non è più necessario avere tutti quei bidoni in casa. In questo modo la responsabilità del ciclo di vita di un prodotto è stata trasferita dal consumatore al produttore che, se vuole rendere appetibile la sua merce si deve preoccupare anche di scegliere confezioni ecocompatibili.

 

Con la nuova raccolta differenziata, adesso a Trento e provincia siamo a metà strada tra i due estremi tedeschi e forse prima di sparare a zero conviene ragionarci un po' su. Anche secondo me lo striminzito sacco da trenta litri (me lo immaginavo più grande, sono sincera) che dovrebbe bastare per quasi tre settimane in una famiglia di quattro persone, è troppo poco: e questo mi frustra un po' visto che da mesi rompo le scatole a marito e figli recuperando dalle immondizie quello che è stato messo per sbaglio - faccio insomma la tedesca di turno - e quindi mi sento abbastanza virtuosa di mio. D'altro canto sono così costretta a controllare per bene cosa ci va dentro, e comincio a guardare con marcata antipatia quei biscotti di una nota marca che piacciono così tanto ma che sono impacchettati e sigillati come se dovessero essere spediti in una missione spaziale. Oppure la sabbia della gatta, o ancora le capsule del caffè, le confezioni super forti, oppure… insomma tutto quello che al negozio paghiamo come merce ed arrivati a casa è immediatamente immondizia. Insomma, per la prima volta sono costretta a guardare a monte, anziché a valle.

 

Ogni volta che si cambia c'è un grosso disagio, ma sono convinta che l'impostazione di base sia quella giusta: poi come andare avanti è un grosso punto interrogativo. 

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