la padella della discordia: salute e marketing

Ho buttato via le padelle nere perchè convinta fossero tossiche e ho comperato quelle bianche... e oora scopro che erano meglio quelle di prima!

di Barbara Goio

 

 

Sull'Adige di lunedì 28 gennaio è apparsa, tra tante, la notiziola della tesi di un giovane trentino, Roberto De Benedetto, che per la sua tesi in ingegneria ha voluto confermare, o meno, la credenza per cui le padelle in ceramica siano più  salutari di quelle in teflon.

 

La risposta è semplice: dal punto di vista tecnico, le padelle antiaderenti nere, se di buona qualità, sono più resistenti di quelle bianche in ceramica, che ora vanno per la maggiore. Dal punto di vista del marketing, bianco batte nero, e sono in tanti quelli che sull'onda del salutismo hanno eliminato le padelle antiaderenti nere per poi lasciarsi sedurre dalla comodità e cedere alle lusinghe della bella e sana ceramica chiara.

Ammetto: sono tra questi.

 

Quando ho finito di leggere qualche anno fa lo splendido "Un altro giro di giostra" di Terzani (lo consiglio a tutti!!!) una delle prime cose che ho fatto è stato quello, copiando la decisione del protagonista del libro,  di eliminare il teflon dalla mia cucina. Dopo innumerevoli pranzi bruciacchiati, sono tornata sui miei passi e ho comperato padelle bianche, sicura che fossero più sicure.

 

Ora, la tesi trentina non solo mi fa capire che la corretta informazione è alla base di ogni libera scelta (va bene, è come scoprire l'acqua calda, ma possibile che di questo semplice assioma ci si dimentichi così spesso?) ma mi mette spalle al muro: crediamo quello che ci piace credere.

O no?

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