L'obbligo di bilancio, i giovani e il debito
Se in Italia avessimo avuto l'obbligo di pareggio di bilancio fin dagli anni Settanta, oggi non avremmo debito pubblico da pagare, tasse che gravano sulle famiglie e sulle imprese fino e oltre il 50% del reddito, miliardi di euro sottratti ogni anno a finalità sociali e ai più deboli, che dobbiamo invece destinare agli interessi sul debito allegramente e sconsideratamente lasciato crescere
Caro direttore, l'altro giorno ascoltando Rai Radio3 la rubrica «Primapagina» il conduttore ha risposto ad un ascoltatore dicendo che l'attacco alla Costituzione è già stato portato con la legge di pareggio di bilancio, perche consente di ridurre il welfare per ottenere il pareggio stesso, pareggio peraltro auspicabile. Nessun cenno al fatto che il pareggio è la prima misura necessaria a fermare la crescita del debito che si è formato durante decenni di spese maggiori delle entrate. E nessun cenno al costo annuale del debito pubblico, sul quale i media italiani, tutti, si limitano a parlare dello spread, dei rapporti deficit/pil e debito/pil, concetti chiari solo ai contabili. Gli interessi sul debito ci costano 90 miliardi all'anno, il 20% sul totale delle entrate, quattro volte il costo della difesa - più di giustizia, difesa, istruzione messe insieme - quattro volte l'Imu dell'anno scorso, tanto per dare qualche dimensione di riferimento. Per questo andrebbero rottamati i D'Alema i Casini i Fini e tutti coloro che per decenni hanno votato finanziarie in perdita che hanno prodotto i 2000 miliardi di debito. Da notare che, essendo la metà del debito in mani straniere, ogni anno, 40-50 mld di interessi escono dal sistema Italia e poi ci lamentiamo che mancano soldi per le imprese... Come è pensabile in tale situazione debitoria opporsi al pareggio di bilancio, chiedendo invece di aumentare la spesa?
Se in Italia avessimo avuto l'obbligo di pareggio di bilancio fin dagli anni Settanta, oggi non avremmo debito pubblico da pagare, tasse che gravano sulle famiglie e sulle imprese fino e oltre il 50% del reddito, miliardi di euro sottratti ogni anno a finalità sociali e ai più deboli, che dobbiamo invece destinare agli interessi sul debito allegramente e sconsideratamente lasciato crescere.
Purtroppo la classe politica italiana ha preferito giocare negli anni in maniera cinica scaricando la propria irresponsabilità (pensioni dopo soli 14 anni sei mesi e un giorno, servizi gratis a tutti, dilatazione abnorme dei dipendenti pubblici, privilegi assurdi e costi della politica insostenibili) sulle generazioni successive.
Senza il freno dell'obbligo di bilancio, il Parlamento e gli Enti locali hanno dilapidato la ricchezza del Paese, sperperandola per lo più in leggi clientelari e insostenibili economicamente, lasciando il conto da pagare ai giovani, che ora devono fare rinunce e sacrifici per sanare le follie dei padri.
Con l'approvazione in Parlamento del nuovo articolo 81 della Costituzione, finalmente si è tornati a ridare valore all'articolo 3 della Carta fondamentale dove si afferma che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge. Anche i giovani e chi viene dopo. Prima di questo, infatti, in assenza del pareggio di bilancio, è stato facile spartirsi tutte le risorse, anche quelle future, ritenendo che i giovani e i precari fossero meno uguali degli altri, e fossero quindi tenuti a pagare i privilegi dei garantiti venuti prima di loro.
Il Parlamento italiano, in uno dei suoi pochi momenti di resipiscenza di fronte alla drammatica crisi in atto, ha saputo realizzare a stragrande maggioranza il sogno che un trentino, Beniamino Andreatta, aveva già dagli anni Settanta cercato (invano) di far diventare realtà, a tutela dei più deboli e dei meno garantiti. Purtroppo la follia ideologica di quegli anni, quando si riteneva il salario una variabile indipendente e si pensava che per creare posti di lavoro bisognasse moltiplicare i posti pubblici, ha portato a far abortire un progetto, che ci avrebbe salvato dalla bancarotta che rischiamo oggi.
Grazie al pareggio di bilancio stabilito nella Costituzione, ai nostri figli e ai nostri nipoti sarà scongiurato il dramma di dover pagare i debiti dei propri padri, come tocca fare invece oggi a noi.