Sfruz, gli sprechi e un'altra caserma dei vigili del fuoco
Egregio Direttore, da ormai trentacinque anni frequento abitualmente, per motivi familiari, il paese di Sfruz; nella cronaca della Val di Non di giovedì ho appreso che la Giunta comunale di Sfruz, già assurta ad una apprezzabile notorietà per essersi coraggiosamente opposta l'anno scorso (ancorché con voto segreto) alla contaminazione e perdita di identità che sarebbero derivate dall'adesione al nascente Comune unico della Predaia, ha trovato anche quest'anno il sistema per scongiurare il rischio di anonimato, rispolverando l'iter per la realizzazione di una nuova Caserma dei Vigili del Fuoco Volontari del paese, con la modica spesa prevista di circa un milione e mezzo.
Mi sembra il minimo che si possa chiedere per un paese di 330 abitanti ufficiali (in realtà molto meno), che non può e non vuole essere considerato il fratello straccione rispetto al Comune di Smarano, il cui territorio è ormai un tutt'uno con Sfruz, ma che può vantare una moderna Caserma dei Vigili del Fuoco; per tacere di Coredo, distante ben sei km che dispone di un nuovissimo e forse ancora da inaugurare Centro della Protezione Civile comprensivo di Caserma dei Vigili.
È pur vero che un minimo di manutenzione, magari anche solo l'applicazione, non tutti gli anni ma ogni tanto, di mordente protettivo del legno avrebbe consentito all'attuale Caserma di avere un aspetto più presentabile; lo stesso si può dire per la vicina sede della Pro Loco, lasciata letteralmente in malora e inutilizzabile da qualche anno; ma nessun amministratore è mai passato alla storia per aver mantenuto in buono stato le strutture preesistenti al suo insediamento. E di fronte al quotidiano richiamo all'esigenza di ridurre la spesa pubblica, nessun italico-anaune amministratore può sottrarsi a tale auspicio, indicando nel contempo le spese degli altri come punto di partenza.
Allora mi sia consentito di lanciare una modesta proposta: qualora il Comune di Sfruz intenda proseguire nella costruzione di un'adeguata Caserma dei Vigili del Fuoco, assieme all'appalto dei lavori di costruzione di tale opera sia bandito anche un concorso per l'assunzione di un addetto alla regolamentazione del traffico stradale; in caso di incendio, infatti, anche di non grave entità, la viabilità del paese non è in grado di assorbire il traffico originato dai mezzi di soccorso dei Vigili del Fuoco di Sfruz, Smarano e Coredo; inoltre la creazione di un altro posto di lavoro, non potrà che accrescere i meriti dell'attuale amministrazione in tema di lotta alla disoccupazione.
Che il tempo degli sprechi sia finito, non tutti l'hanno capito, specie in Trentino. Abituati per anni ad avere finanziamenti a gogò per tutti i capricci di paese, di vallata, di associazione, di categoria, meglio ancora se da spendere in opere inutili o doppioni di strutture già presenti nei paesi vicini, ci sono ancora in giro amministratori pubblici che pensano che i soldi crescono sugli alberi di piazza Dante, a Trento. Ritenendo che basta deliberare, per potersi attaccare alle mammelle di mamma Provincia e mungere tranquillamente.
Non trova altra spiegazione, altrimenti, la follia di dotarsi di una nuova caserma dei vigili del fuoco in un paesino di 300 anime scarse, con una caserma dei vigili nuova e funzionale attaccata nel paese di Smarano e un centro di protezione civile attrezzato di tutto punto a Coredo, qualche chilometro più in là. Sono questi sprechi vistosi e acclarati di denaro pubblico, che fanno gridare al privilegio per l'autonomia trentina. Sono queste espressioni manifeste di cattiva amministrazione, che attirano sul Trentino la rabbia e la protesta delle regioni vicine.
Tra il resto, tutto ciò, con la beffa che proprio in queste settimane si decide per la realizzazione del Comune unico della Predaia, l'unica soluzione sensata e capace di garantire anche per il futuro i servizi pubblici ai cittadini dei piccoli paesi, senza arrivare alla bancarotta del Comune o all'aumento indiscriminato delle tasse. Non a caso Sfruz è il solo tra i comuni della Predaia a non avere aderito al progetto, imboccando una scelta suicida, che non dà alcun futuro ai piccoli paesi, le cui risorse serviranno a malapena per tenere in piedi l'apparato burocratico, e nulla più.