La sottile "linea Rossi"

di Andrea Tomasi

«Io (Provincia) procedo con le assunzioni degli insegnanti precari (si parla di 700 posizioni) e voi (sindacati) accettate che i docenti già in organico nella scuola trentina (quelli con contratti a tempo indeterminato) accettino una maggiore flessibilità nel lavoro». L’operazione (ancora in corso) targata Rossi (Ugo Rossi, presidente della Provincia nonché assessore all’istruzione) è di quelle da «manuale di strategia militare».

In una sola mossa prevede di accontentare una platea di docenti precari (elettori?) e riesce a costringere quelli “garantiti” ad una maggiore disponibilità operativa (si parla delle ore extra lezioni frontali, quelle dedicate ad aggiornamento e correzione di compiti), senza contare il fatto che - avendo soddisfatto le richieste delle rappresentanze sindacali - mette queste ultime sotto scacco.  La ricetta, in sintesi: riunire in un unico elenco le ore distribuite su più voci. Così alle sostituzioni possono essere destinate ulteriori 20 ore (oggi sono al massimo 15). In pratica: ogni docente dovrebbe fare un'ora in più in settimana. Poi c'è la sorveglianza in mensa alle medie: il posto degli insegnanti verrebbe coperto da altro personale (assistenti educatori, che costano meno).

 

Scacco doppio, se vogliamo, quello di Rossi, visto che dall’esterno le maggiori sigle (Cgil, Cisl e Uil... ma ci sono anche Gilda e Antes) da tempo vengono contestate dagli Stati Generali Fenalt: un sindacato autonomo che, pur contando solo 100 associati, riesce a catalizzare l’attenzione dei non-tutelati. Insomma sindacalisti pressati da dentro e da fuori.

Sul campo di battaglia, Rossi sembra giocarla finemente, con eleganza. Così è stato almeno fino a pochi giorni fa, quando Pietro Di Fiore (segretario della Uil Scuola) è riuscito a far andare su tutte le furie il governatore, quel presidente della Provincia che era uscito bene anche dal confronto con i «facinorosi» anti-vitalizi e anti-privilegi che, a metà marzo, avevano occupato il consiglio provinciale. In quell’occasione si era proposto come  "difensore dell’ordine" (forse pesa l’aver fatto il servizio militare nei carabinieri?) ma dialogante (tanto da mettere in ombra il presidente del consiglio provinciale Bruno Dorigatti, che era per la linea dura contro "chi non rispetta le istituzioni"). Di Fiore martedì scorso è riuscito dove altri hanno fallito: ha fatto arrabbiare Rossi, che martedì 15 aprile, rosso in volto, ha usato parole di fuoco ed ha abbandonato (per un po’) la stanza dove sedevano, esterrefatti, i segretari sindacali.

Una sfuriata, la sua, che ha ricordato quelle "leggendarie" del suo predecessore Lorenzo Dellai, oggi in Parlamento.
Ma cosa ha combinato Pietro (Pierino) Di Fiore? Ha negato (e il no è stato confermato martedì scorso) la propria firma al protocollo sulla scuola: un atto che lui definisce «politico», che «legherebbe le mani a tutti». «E io al tavolo di trattativa ci voglio andare a mani libere». Ha poi definito «riformetta» quella promossa dalla Provincia, perché - ricorda - l’ente pubblico deve tenere conto anche delle pronunce a livello europeo in materia di stabilizzazione. «I contratti a tempo non li puoi reiterare all’infinito». Insomma la promessa dei 700 posti - dice - è solo in parte frutto dell'intelligenza politica del Governator.

È sottile la linea strategica di Rossi ma sottile rischia di essere anche la pazienza. La Uil mostra i muscoli: «Rappresentiamo il 40% dei docenti sindacalizzati». Come dire: se vogliamo, tiriamo fuori un casino che non finisce più. Una mossa che (forse) mette in difficoltà la Cisl di Stefania Galli, che puntava al risultato, la Cgil di Cinzia Mazzacca (che rivendica un ruolo di primo piano e non vuole venire scippata di un patrimonio conquistato negli anni, nonostante la vicinanza politica al governo provinciale) e gli Stati Generali di Nicola Zuin e Alessandro Genovese che, fuori dal Palazzo, «urlano» (per ora ignorati) contro le ingiustizie della politica sulla scuola. Loro si sgolano come "grillini", ma se il ruolo di "grillino" se lo prende Pierino, che succede?

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