Semplifichiamo il mondo, in nome dei bambini

Da vecchio ultraottantenne mi è sempre più difficile capire perché e come mai noi uomini ci divertiamo a “complicare le molte cose semplici di questo mondo”, anziché “semplificare le non molte cose complesse”. Per me questo vale anzitutto per la Pediatria e la Neonatologia, dove ho cercato di “semplificare” tante impostazioni confuse e complicate (spesso per interessi personali o per indifferenza ai veri problemi del neonato). Ma questo vale anche per l’educazione, per la politica, per l’economia, per la stessa religione, tutti settori dove dominano assurde complicazioni di cose semplici

Dino Pedrotti

Da vecchio ultraottantenne mi è sempre più difficile capire perché e come mai noi uomini ci divertiamo a “complicare le molte cose semplici di questo mondo”, anziché “semplificare le non molte cose complesse”. Per me questo vale anzitutto per la Pediatria e la Neonatologia, dove ho cercato di “semplificare” tante impostazioni confuse e complicate (spesso per interessi personali o per indifferenza ai veri problemi del neonato). Ma questo vale anche per l’educazione, per la politica, per l’economia, per la stessa religione, tutti settori dove dominano assurde complicazioni di cose semplici.

Per troppa gente i punti fissi di riferimento stanno in alto, nella tradizione o nelle “parole” suadenti dei vari Berlusconi, Grillo, Renzi…; e ritengono troppo puerile guardare in basso, verso coloro che nascono oggi e che abiteranno nel mondo futuro (“le future generazioni”): è questo il mondo che dovremmo rendere sempre più semplice, proprio nel loro nome, con responsabilità. I politici che hanno fatto salire il debito pubblico al 135% o che hanno promosso le baby-pensioni erano incoscienti e ci hanno complicato maledettamente la vita, a noi e ai nostri figli e nipoti… Una volta si facevano leggi per un ordine imposto dall’alto, “in nome del Re-per grazia di Dio”. Oggi si fanno leggi disordinate “in nome del Popolo” (ma quale popolo?); mentre è più semplice e sicuro (e non puerile…) fare leggi “nel nome del Bambino di oggi”, del cittadino che domani ci giudicherà…

Se vogliamo andare verso sud e ci dirigiamo verso nord, non abbiamo certo le idee a posto, d’accordo? Abbiamo perso la bussola… Eppure tutti sono d’accordo nel dire che l’economia mondiale è fatta di troppi sprechi e ingiustizie, e ci riempiamo la bocca di parole come equità e pace; ma ora che siamo in un periodo di crisi con consumi ridotti del 5%, la ricetta che sentiamo ogni giorno è tornare a “consumare, consumare, consumare”. E ogni anno ci aspettiamo che aumenti il nostro PIL, all’infinito. Ma così piange la Terra in cui vivranno i nostri figli.

Il dott. Michele Pizzinini sta facendo su l’Adige del martedì un ottimo lavoro di educazione alimentare e ci dice, giustamente, che occorre ridurre di molto il consumo di carne, almeno della metà. Su l’Adige del 7 maggio gli allevatori trentini lamentano un calo del 10% nei consumi di carne e si attivano per migliorare le offerte e tornare ai vecchi livelli. E non parliamo degli esagerati consumi di dolci o dei consumi in crescita di acque in bottiglia, assolutamente inutili (costano 100, anche 1000 volte più dell’ottima acqua del rubinetto!).

Quando ognuno di noi fa la spesa, deve avere davanti a sé non il messaggio politico di “consumare di più per il bene dell’Italia” e nemmeno quello di cedere ai propri desideri di “avere ogni cosa che mi piace”. In nome dei nostri figli, in nome delle future generazioni e in nome di tutti i bambini del mondo, dobbiamo perseguire e insegnare la sobrietà, sentendoci responsabili della nostra salute e di quella dei nostri figli, responsabili del mondo futuro che a loro lasceremo. Con la bussola ben orientata (verso sud…).

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