Una battaglia di libertà, cruciale per tutti noi
lI massacro di Parigi, con la strage di giornalisti nella redazione del giornale Charlie Hebdo nel nome di Allah, non è un attacco terroristico per motivi religiosi, né la reazione dell’oltranzismo islamico alla satira irriverente. È lo scontro fondamentale fra libertà e non-libertà come visione dell’uomo e del mondo.
Per quanto aggressive, provocatorie, irriguardose siano state le vignette anti-Maometto, solo chi non concepisce la libertà come orizzonte di vita e dei rapporti fra le persone può immaginare di replicare reagendo con l’uccisione dell’altro.
I kalashnikov per fermare le idee e la libertà di espressione firmano nel sangue una battaglia cruciale per il futuro del nostro vivere, personale e collettivo. Se prevale l’idea della violenza come risposta alla diversità di pensiero, l’Occidente è morto per sempre, e la strage di Parigi ne segna la sua tragica fine.
La forza della libertà, come della democrazia, è quella di rispondere all’attacco con i valori della libertà e del democratico confronto. Anche la satira, la critica e il diritto d’opinione, per quanto a volte appaiono caustici e abrasivi, sono parte di tale libertà.
E se non vengono continuamente difesi e alimentati, sono destinati a scomparire, sopraffatti dall’odio della violenza e del fanatismo.
L’espressione libera del proprio pensiero e del proprio credo è il frutto più grande e più maturo di millenni di storia occidentale e dell’eredità greca, giudaico-cristiana e illuminista dell’Europa. Sono parte costitutiva della nostra identità più autentica.
Forse l’Europa ha troppo a lungo sottovalutato quanto questo sia fondamento del vivere civile. Non è un aspetto marginale del nostro essere, sia come individui che come comunità. Ne è il cuore. È ciò che dà significato alla persona e segna la civiltà dell’uomo.
Il giornale, la redazione, la libera stampa sono l’immagine simbolica della libertà su cui si regge l’Occidente.
Per questo quanto successo ieri a Parigi è più forte di qualunque altra strage, è più profondo di ogni altra violenza, è più pericoloso di qualsiasi precedente attacco perché tocca l’essenza del nostro vivere, nega la nostra identità e la nostra storia.
Se pazzi fanatici imbevuti di odio e di menzogna si sono fatti convinti di poter distruggere questo pensiero e questa nostra società probabilmente è perché noi stessi abbiamo dato dimostrazione di non credervi fino in fondo, di non essere disposti a lottare, anche a dare la vita come hanno fatto i giornalisti del Charlie Hebdo pur di difendere tale fondamento.
Abbiamo perso noi stessi la forza di quei principi, dando l’impressione dell’indifferenza, del vuoto di valori e di idee, dell’appiattimento in un’unica indifferenziata melassa esistenziale dove va bene tutto e il contrario di tutto, e non esiste distinguo.
Non basta reagire alla strage di Parigi rafforzando le misure di sicurezza e i controlli. Non è sufficiente la mobilitazione della polizia e delle forze dell’ordine. Occorre una reazione forte delle idee, della volontà, del pensiero vincendo l’Europa «stanca, vecchia e sola» denunciata da papa Francesco di fronte al Parlamento di Strasburgo. Ritrovando le ragioni profonde del nostro stare insieme.
Solo così la follia fondamentalista potrà venire sconfitta, soltanto se sprigionerà una mobilitazione convinta e popolare di noi tutti europei ritornando a credere nella libertà, oltre l’indifferenza.
La sfida grande verso gli altri popoli, le altre culture, le altre religioni deve fondarsi su questo, sull’accettazione e l’amore della libertà come principio supremo e invalicabile, imprescindibile al di là delle differenze di credo e di opinioni. Deve essere questo il terreno comune su cui si costruisce il dialogo e l’accoglienza reciproca.
Alla grande comunità islamica che oggi vive in Europa non va chiesto solo una condanna totale e inappellabile, senza se e senza ma, sull’uso della violenza anche in nome di Allah e di Maometto.
Va chiesto di condividere totalmente il fondamento della libertà, di cui la libera stampa è l’asse portante e il nucleo vitale. E di testimoniarlo mobilitandosi e denunciando pubblicamente ogni germe di violenza e di intollerenza che si manifesta, anche dentro l’Islam come può accadere per ogni altra religione.
Questa è la vera battaglia di civiltà, e su cui non si può cedere. Ed è più forte dell’intolleranza e della cieca e fanatica follia omicida.