Non si ceda alla paura
Non si ceda alla paura
La guerra scatenata venerdì sera a teatro, allo stadio, nelle vie di Parigi ha un unico obiettivo: gettare l'Europa nella paura. Decine e decine di morti, innocenti freddati spietatamente a colpi di kalashnikov, giovani ragazzi donne uomini inermi colpiti nella normalità e nella spensieratezza di una serata di festa, esecuzioni sommarie e disumane: tutto per diffondere il terrore. Questo vogliono gli jihadisti, al grido blasfemo di «Allah è grande», mentre continuano la mattanza di sangue. Soffocare la libertà dell'Europa, spegnere il coraggio del dialogo e della pace, uccidere la speranza. Se ci arrendiamo, se cediamo alla paura, se il loro ululato di morte e vomito di odio hanno il sopravvento sui valori fondanti dell'uomo, sulla libertà, la pari dignità, la fraternità che segnano nel profondo del cuore l'identità dell'Europa, allora hanno già vinto. Allora non serve chiudere le frontiere, aumentare i controlli, difendere i confini. La vera battaglia, quella culturale e della forza delle idee, è già persa. Non esiste più l'Europa e l'uomo europeo. La barbarie ha avuto il sopravvento.
Ecco perché dobbiamo reagire ed essere uniti. Certo mobilitare le forze di sicurezza e potenziare l'intelligence è necessario (a proposito, dove erano i servizi segreti? nessuno s'è accorto di niente anche stavolta come già a gennaio per Charlie Hebdo?). Sicuramente dobbiamo attivare un'azione coordinata occidentale per porre fine ai combattimenti in Siria e colmare il vuoto politico che si è creato nella polveriera del Medio Oriente, occupato dai fanatici imbevuti di odio e di menzogna del califfato islamico. Ma non basta se l'Europa non crede più in se stessa, come da tempo appare agli occhi di masse aizzate alla guerra santa. Non servirà a nulla se non esiste più l'«homo europaeus» che crede profondamente e intensamente (cioè esistenzialmente) nella libertà, nella difesa della vita, nella centralità della persona umana, nel rispetto della donna, nella distinzione fra politica e religione, nella separazione fra diritto naturale-divino e diritto positivo.
Il vuoto di valori che ha addormentato l'Europa «stanca vecchia e sola», come ripete papa Francesco, che ha annebbiato la ragione ubriacata di nichilismo e pensiero debole, che l'ha gettata nell'indifferenza, perché va bene tutto e il contrario di tutto, è ciò che ci rende facile preda del fanatismo islamico. È la nostra mancanza di anticorpi per reagire, del coraggio di esistere, cioè di combattere per valori che hanno forgiato la civiltà umana, e che a Parigi come a Roma Atene e Gerusalemme hanno avuto la culla, che ci rende vulnerabili. Cosa avranno pensato gli jihadisti di quanto avvenuto tre giorni fa a Firenze dove è stata annullata la visita della scolaresca alla mostra a palazzo Strozzi, perché la vista del capolavoro di Marc Chagall «La crocifissione bianca» avrebbe potuto disturbare la sensibilità di chi non è cristiano? È la paura di noi stessi, di ciò che siamo, che svuota la nostra storia e la nostra identità rendendola terreno fertile dei fanatici.
Ecco perché la guerra di Parigi sta diventando una battaglia di civiltà. Non è uno scontro religioso, e nemmeno una rappresaglia per quanto accade in Siria. È la difesa della libertà, come principio supremo e invalicabile, imprescindibile al di là delle differenze di credo e di opinioni. Dobbiamo avere il coraggio di non cambiare il nostro vivere quotidiano, di non chiuderci in noi stessi, di non rinunciare mai ai nostri valori comuni, che hanno dato origine all'Europa. Dobbiamo testimoniarli pubblicamente, mobilitandoci contro ogni germe di intolleranza che si manifesta, condannando con forza e convinzione la violenza, indipendentemente dalla religione, dal colore della pelle, dall'orientamento sessuale. Resistendo alle logiche dell'odio. E soprattutto dobbiamo smetterla di far finta di non vedere, di girare la testa dall'altra, di restare indifferenti, se un ebreo ortodosso viene accoltellato per strada in una via di Milano, se i cristiani vengono massacrati nel mondo per la loro fede, se quotidianamente vengono perpetrate bestialità disumane bestemmiando l'Islam per cui si dice di combattere.
Dopo Parigi siamo tutti sconvolti e sgomenti, ma non dobbiamo cedere alla paura. Come i nostri padri hanno combattuto contro i totalitarismi del Novecento, così dobbiamo fare noi oggi contro il totalitarismo del fanatismo.
È il momento del coraggio. Il coraggio della libertà.