Un po' più Mozart, un po' meno Corano
Un po' più Mozart, un po' meno Corano
Non tanto la prevedibile retorica della Marsigliese (scontata e sacrosanta, anche al Teatro Sociale di Trento) dovrebbe allarmare gli jihadisti che ammazzano appassionatamente vaste schiere di loro coetanei innocenti e disarmati. La risposta migliore alla strage insensata del Bataclan di Parigi è stata data in tutti i teatri del mondo dove si è continuato, tra sabato e domenica, a mettere in scena la bellezza della vita, cioè la meravigliosa finzione del teatro o la stupenda libertà della musica, o la loro splendida combinazione.
Come appunto a Trento, dove il primo appuntamento della stagione Haydn della lirica ha proposto il mozartiano «Così fan tutte», opera buffa di fine Settecento, con un fantastico e modernissimo libretto del sublime Da Ponte. Opera che pareva fatta apposta, sia la trama sia il «messaggio», per suonare come contraltare dell’oscurantismo terroristico.
Ferrando e Guglielmo sono due giovanotti che vogliono mettere alla prova la fedeltà delle rispettive fidanzate, le due sorelle «ferraresi» (ahi, ’ste emiliane...) - ma l’azione si svolge a Napoli - Fiordiligi e Dorabella.
Per vincere la scommessa con il navigato Don Alfonso, convinto che non ci sia donna che non sia pronta a civettare conto terzi (così fan tutte, appunto), i due fingono un’improvvisa chiamata alle armi, con subitanea partenza che lascia le morose col cuore a pezzi.
Salvo poi ripresentarsi sotto mentite spoglie - truccati e agghindati come «albanesi» o «turchi», ovviamente irriconoscibili per le ingenue signorine - e mettersi a corteggiare la fidanzata altrui. Dopo un’iniziale e valorosa resistenza, la prima a scricchiolare è Dorabella, poi cede di schianto anche Fiordiligi: dunque, addio all’illusione della fidanzata perfetta, e largo alla rabbia del maschio ingannato. Guglielmo è furibondo: «Mi pelerei la barba, mi graffierei la pelle, e darei colle corna entro le stelle! Fu quella, Fiordiligi! La Penelope, l’Artemisia del secolo! Briccona, assassina, furfante, ladra, cagna!».
Eppure, quando la tremenda vendetta sembra ormai inevitabile e un duplice femminicidio si profila all’orizzonte, ecco che basta un invito alla tolleranza del cinico Don Alfonso, per ricomporre le coppie all’insegna del perdono della muliebre fragilità.
Viva l’ironia, viva la ragione (due sorelle che camminano fianco a fianco, dandosi stretta la mano): «Fortunato l’uom che prende ogni cosa per buon verso, e tra i casi e le vicende da ragion guidar si fa. Quel che suole altrui far piangere fia per lui cagion di riso; e del mondo in mezzo ai turbini/ bella calma troverà».
Questo finale - e il fatto stesso che le due ferraresi cattoliche si fossero lasciate sedurre da due stranieri islamici - è un bell’omaggio alla cultura europea che, dal secolo di Mozart in avanti, ha fatto passi da gigante nel rispetto dei diritti e della dignità delle donne e degli uomini, di tutte le donne e di tutti gli uomini, s’intende.
Se nell’educazione dei giovani jihadisti ci fosse un po’ meno Corano (stravolto e tradito ai fini della causa terroristica, così come il Vangelo lo fu dai crociati e non solo da loro), se introducesse qualche ora di lezione di teatro e di Mozart, cioè qualche ora di bellezza, forse le orrende stragi alla Bataclan non si ripeterebbero più. E il mondo ritroverebbe un po’ di «bella calma».