Avere un figlio non è un diritto

Avere un figlio non è un diritto

Dino Pedrotti

Zygmunt Bauman è famoso perché ha definito con l'aggettivo «liquido» il mondo attuale, la modernità, la politica, la stessa famiglia. In questo mondo liquido noi «fluttuiamo verso obiettivi mobili», dice Bauman: questa per me è una immagine tragica, perché non dà nessuna speranza per il futuro. Nei millenni scorsi c'era per tutti un «obiettivo fisso», solido. Un obiettivo universale, in alto: era il Padreterno o chi diceva di rappresentarlo (le leggi si facevano «in nome di un re per grazia di Dio»). La famiglia doveva essere «come l'ha pensata e voluta Iddio, fatta da un uomo e una donna». Tutto semplice, semplificato dall'alto. Fare leggi «in nome del popolo», come la legge che stanno imbastendo in questi giorni su una nuova famiglia, significa invece voler mettere d'accordo «obiettivi mobili» di destra e di sinistra, conservatori e riformisti, diavolo e acqua santa. 

Le idee dei laici non si basano sulla fede e sulla Genesi, ma sulla razionalità. Si sa per certo che da un miliardo di anni esistono individui maschi e femmine, per trasmettere il Dna specifico in un modo premiato dall'evoluzione (la riproduzione sessuata). Si sa anche che in natura la «famiglia» (con genitori e figlio) si forma in rapporto alla necessità che ha un figlio di essere aiutato e protetto; nel caso umano deve essere anche educato, per molti anni. Non esiste famiglia in certe specie animali in cui i figli nascono autonomi. Uomini e donne esistono da appena 200.000 anni e le condizioni con cui trasmettono Dna umano e cultura umana a future generazioni sono molto cambiate nel tempo. Il riferirsi ad punto fisso alto, altissimo, e al racconto mitico della Bibbia, dà più solidità solo alle famiglie dei fedeli, ma divide ancora di più il «popolo» in tre direzioni (destra/ sinistra e alto), alimentando confusione e disorientamento: da qui la «liquidità» di Bauman. Sulla famiglia e sul matrimonio infuria una babele di parole, tra teologi, laici, giornalisti che usano le stesse parole con significati addirittura contrapposti (amore, diritto, natura, libertà?). 


La parola «amore» è la più usata e anche la più ambigua: non si distingue tra amore possessivo, emotivo, altruista. La Warnock, paladina della fecondazione assistita, affermava (2002) che esiste un «diritto ad avere figli» e che tutto ciò che si può fare con le nuove tecnologie è in accordo con le leggi di natura? Se un figlio mi dà piacere, è giusto averlo (possederlo); ed è «retorica preoccuparsi del bene del figlio». Dal 1989 in ogni nazione del mondo deve prevalere l'idea che un figlio non deve essere un oggetto di proprietà o di piacere, ma un reale soggetto di diritto. «La famiglia è il nucleo di base della società? e in essa i padri devono aver l'opportunità di avere un ruolo attivo nella vita dei loro figli... Non lasceremo intentato alcuno sforzo per proseguire nell'impresa di creare un mondo a misura di bambino» (Onu, 2002). Il Bambino, l'essere più elementare, simbolo concreto del nostro futuro, può e deve essere il nuovo «obiettivo fisso» nella famiglia e nella società. È lui il protagonista della famiglia e della società futura. Le leggi si devono fare «in nome delle future generazioni» più che «in nome di Dio/ Allah» o «in nome del Popolo»! L'ecologia è già tutta su queste basi, orientata a un mondo futuro a misura di Bambino.

Anche i fedeli dovrebbero ragionare partendo dal bambino, dall'ultimo degli ultimi, dall'1+1 per arrivare poi all'Essere assoluto e infinito: un percorso assolutamente evangelico (dobbiamo scendere e farci bambini; non guardare in alto, come il fariseo). Teologi e filosofi con tante parole ambigue possono confonderci le idee. La verità, sempre secondo Gesù, è stata rivelata agli infanti e nascosta ai sapienti e agli intelligenti? È il Bambino l'unità di misura che ci dà ragione oppure no? Orientarsi a questo nuovo punto cardinale, quello più basso e più semplice, ci aiuta a semplificare i nostri ragionamenti, non solo sulla famiglia, ma anche sull'economia e sulla politica mondiale. 
Non chiediamo a «Dio» quale sia la migliore famiglia, ma nemmeno ad un «popolo» disorientato tra individualismo, consumismo, libertarismo.


Proviamo a «farci bambini» e a chiederci: «Se io fossi un bambino, in che tipo di famiglia vorrei essere nato e con che tipo di genitori?». Genitori che reclamano diritti di proprietà oppure genitori che si assumono responsabilità; genitori che litigano o genitori che dialogano tra loro e col figlio? È vero che le famiglie tradizionali non sono perfette, ma sono quelle più vicine alla famiglia ideale per un bambino. Tanti studi psicopedagogici confermano che un bambino ha bisogno di una famiglia stabile, di genitori responsabili e integrati tra di loro sul piano sia razionale che emotivo, orientati al dialogo, con un progetto di vita che permetta al bambino di realizzare le sue potenzialità?
Un «amore» basato su dialogo e responsabilità può essere dato anche da un solo genitore, ma con più difficoltà. Anche da due uomini o due donne, ma con più difficoltà. Ho già scritto che esistono ricerche in cui non sono documentate grosse differenze in bambini allevati in famiglie tradizionali e omogenitoriali; ma non esistono ancora dati scientifici sicuri. Vedo che quasi tutte le ricerche sono di parte, non «in nome del Bambino».

Nel dubbio, io legislatore devo favorire l'ambiente più naturale per il suo sviluppo. Mi sembra strano che in un momento storico in cui si esalta il «naturale e biologico» si offrano ai figli modelli di famiglia non naturali. Caso per caso un giudice che ragioni «in nome del Bambino» potrà anche affidare un figlio a coppie o individui diversi dalle «coppie naturali». In natura la famiglia con figli è rosa/celeste e in qualche raro caso potrà anche essere rosa/rosa o celeste/celeste (in Italia pare siano meno di mille le coppie omo- con figli?). Ma non confondete troppo i bambini parlando di «famiglie arcobaleno»? La sessualità e l'educazione sessuale sono argomenti molto seri e devono essere affrontati non da destra o da sinistra (in modo policromo) e nemmeno dall'alto, ma solo dal basso nel rispetto della verità scientifica e della semplicità.

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