Ora la difesa prima della privacy
Ora la difesa prima della privacy
Il messaggio lanciato ieri dai terroristi che hanno seminato morte e terrore nella capitale belga non potrebbe essere più chiaro: vogliono colpire la Bruxelles europea, il cuore dell'Europa e infliggere così un duro colpo all'Europa libera e al modo in cui viviamo. Un modello di vita che era già stato preso di mira con le stragi di Parigi. A Parigi a morire furono perlopiù ragazzi che si stavano divertendo apprezzando la musica, la cultura e la vita in una delle più belle città d'Europa.
Ieri il bersaglio era diverso: a Bruxelles gli attentatori hanno cercato di colpire le persone che si recavano presso le istituzioni europee, lì dove si decide il futuro dell'Europa e si lavora per portarne avanti i principi di uguaglianza, convivenza e rispetto della diversità. Solo nei prossimi giorni sapremo chi sta dietro questo orrore. Non è il momento di giudicare o condannare. Si può, però, già cominciare a riflettere su un punto: i ragazzi che hanno colpito Parigi alcuni mesi fa non erano soldati provenienti da lontano, ma figli di immigrati, spesso nati e cresciuti qui da noi, all'interno della stessa società libera che vogliono demolire.
Di fronte a ciò mi chiedo, come, un ragazzo normale, cresciuto in Europa, possa essere radicalizzato a tal punto da scegliere di gettare via la propria vita. I veri colpevoli non sono questi ragazzi completamente radicalizzati, ma chi sta dietro di loro e li manovra come marionette per seminare il terrore. Sono queste, innanzitutto, le persone che dobbiamo identificare e colpire. Negli anni abbiamo lavorato per fare dell'Europa un continente libero, con un livello di tutela della privacy che non ha pari al mondo. È un qualcosa di cui andare fieri. Tuttavia, in questo momento, dobbiamo riconoscere che vanno introdotti dei limiti alla tutela della privacy, per tenere la situazione sotto controllo e sventare ulteriori attentati.
In quest'ottica, non si può fare a meno di misure che prevedano la registrazione dei dati personali, degli spostamenti aerei, del traffico internet e telefonico, assicurandosi, al contempo, che vengano introdotte regole che limitino l'utilizzo di questi dati entro gli scopi prefissati. Serve, poi, uno sforzo più capillare per promuovere l'integrazione. Dobbiamo fare luce sul perché questi ragazzi vadano fuori controllo e lavorare per contrastare questa deriva.
L'Europa ha lavorato faticosamente per creare una società pacifica, dove la gente convive serenamente e ognuno può scegliere in che maniera contribuire alla vita della comunità. Una società libera, dove nessuno impone che religione scegliere, che stile di vita vivere, cosa scrivere e cosa pensare o dove andare e scegliere di vivere.
Il nostro modello di convivenza è tra i migliori al mondo. Va difeso strenuamente contro questa aggressione violenta. ll mio pensiero va ai feriti e alle famiglie delle vittime, condannati a vivere con profondo dolore questi giorni di Pasqua.
Herbert Dorfmann - Europarlamentare -