Informazione di qualità, bene prezioso
Informazione di qualità, bene prezioso
L' attivista francese, Albert Camus, osava dire che «l'uomo è la sola creatura che si rifiuta di essere ciò che è». È una asserzione inquietante, eppure così vera, specie quando si ha davanti il vasto scenario del mondo, dove maschere e volti spesso si confondono. In bilico, nella mischia, su quella carrozza degli equivoci, fin troppo in corsa, insensibile al vento di cambiamento e di radicamento. Quante finzioni, a volte, ingombrano il flusso delle relazioni, fino a ridurle ad una funzionalità, priva di calore, di vissuto, di quel sentire condiviso necessario alla storia, ai suoi filamenti nascosti. Non abbiamo affatto bisogno di questo tipo di «rapporti in scatola», senza cioè aria, freschezza, verità arrugginite.
È il cuore della Giornata delle Comunicazioni Sociali che celebriamo oggi, soprattutto perché il tema scelto per questa 52ª Giornata Mondiale è stato tutto incentrato quella questione attuale e tendenziosa delle «notizie false». Non posso dimenticare la battuta di un caro amico prete: «Il mondo si preoccupa più a generare fake news che bambini!». Si tratta di informazioni inattendibili, che generano la logica della falsificazione, ossia quel sistema assurdo di manipolazione dei fatti, con conseguenze spesso devastanti per tutti, perché va dilagando più amore per la disinformazione che verso l'informazione. La cosa più triste è sapere che dietro queste notizie infondate ci sono persone che per mestiere hanno scelto deliberatamente di creare menzogne piuttosto che capolavori, inganni invece di opere d'arte. Perdendo così di vista il senso autentico del comunicare, del linguaggio, quello di far pensare, di interrogare, di toccare le coscienze. L'inganno della fake news consiste, infatti, in questo seminare notizie vuote che svaniscono nel momento in cui sorgono e feriscono. Sì, perché l'esito più grave è solo quello: colpire, far male, seminare finzione, inconsistenze. E questo capita in tutti gli ambienti. L'insidia di suscitare divisioni e amarezze è dietro la porta di tutte le realtà. Che miseria è mai questa! Non è mai abbastanza la vigilanza. Mi hanno molto confortato le parole che il Papa ha espresso di recente a Loppiano, ricordando la bella figura della nostra trentina Chiara Lubich, nell'incontro con il Movimento dei Focolari: «La parresia esprime la qualità fondamentale nella vita cristiana: avere il cuore rivolto a Dio, credere nel suo amore (cfr 1Gv 4,16), perché il suo amore scaccia ogni falso timore, ogni tentazione di nascondersi nel quieto vivere, nel perbenismo o addirittura in una sottile ipocrisia. Tutti tarli che rovinano l'anima. Occorre chiedere allo Spirito Santo la franchezza, il coraggio, la parresia - sempre unita al rispetto e alla tenerezza - nel testimoniare le opere grandi e belle di Dio, che Lui compie in noi e in mezzo a noi. E anche nelle relazioni dentro la comunità occorre essere sempre sinceri, aperti, franchi, non paurosi né pigri né ipocriti. No, aperti. Non stare in disparte, per seminare zizzania, mormorare, ma sforzarsi di vivere da discepoli sinceri e coraggiosi in carità e verità.
Questo seminare zizzania, voi sapete, distrugge la Chiesa, distrugge la comunità, distrugge la propria vita, perché avvelena anche te. E quelli che vivono di chiacchiericcio, che vanno sempre mormorando uno dell'altro, a me piace dire - lo vedo così - che sono dei "terroristi", perché sparlano degli altri; ma sparlare di qualcuno per distruggerlo è fare come il terrorista: va con la bomba, la butta, distrugge, e poi se ne va tranquillo. No. Aperti, costruttivi, coraggiosi in carità».
Guardando all'Ascensione del Signore, in questa domenica dedicata al sofferto congedo tutto avvolto da splendore, è bello riportare all'attenzione che l'unico riferimento del pellegrinaggio terreno è e deve restare il cielo. Elevare il cuore, abbracciare sempre lo sforzo a guardare in alto, lasciando impronte di bene, di sincerità, punti luce lì dove passiamo. Perché l'esempio superi le parole, o quantomeno le completi e le renda musica soave.
Da qui, da questo sguardo al cielo, sgorga e si rafforza il mandato che Gesù affida a ciascuno di noi: andare, portare buone notizie, diffondere la gioia, vincere la paura, seminare cooperazione e rafforzare relazioni di pace. Non imitando, chi, in alto, da pochi giorni presume di poter spezzare accordi internazionali, faticosamente raggiunti, limitati certo ma anche progressivi, capaci di custodire quell'equilibrio tra i popoli, che è fatto di dignità e fiducia.
Allora, ogni uomo potrà ricuperare la sua dignità, in una risposta che lo rende attrattivo, capace di ricostruire la sua dignità e quella degli altri, nella strada della fraternità, ribadita anche a Nomadelfia. Cioè nella città della fraternità, perché solo così vinceremo la paura, insieme, da veri fratelli, poiché figli dello stesso Padre.