Presidente Simoni, riscopra l’eredità
Le truppe schelfate (in onore di Schelfi) e le truppe fracalossate (in onore di Fracalossi), giusto per restare ai due più grandi sponsor di Simoni, non hanno fallito: Simoni doveva vincere. E Simoni ha vinto.
Finisce l’era del cambiamento presunto: immagino che la presidente disarcionata Mattarei e il candidato Gios abbiano capito come il “nuovo” non possa stare in un nome o in una persona, ma semmai in un progetto che invece non è mai decollato. Diverso è il discorso per Girardi, che un po’ è organico (Fugatti spingeva per lui e in un certo senso ha perso con lui) e un po’ è una sorta di ufo: per ora resta un magnifico perdente. Vedremo se uscirà dalla crisalide.
La Cooperazione trentina torna dunque alla normalità. Ed è presto per dire se la normalità sia un valore o una zavorra. Del resto è uno specchio, la Cooperazione. Che ci restituisce un’immagine sempre diversa, ma necessariamente attuale. Ci dice chi siamo oggi, quasi più della politica, perché conserva e in un certo senso trattiene dentro di sé più dimensioni. Quella degli accordi, delle mediazioni e degli scontri tipici della politica.
Quella delle bandiere e delle bandierine che rappresentano mondi, ma anche brandelli di un territorio che forse non è mai stato così poco coeso. Quella della dimensione sociale e solidale, anima un po’ sbiadita che dovrebbe invece prevalere, rappresentando davvero, almeno dal punto di vista ideale, ogni trentino. Quella delle diverse velocità di una società che all’interno del mondo delle cooperative cerca, non sempre con successo, di trovare un unico passo. Ogni anima, ovviamente, fa riferimento a don Guetti.
Ebbene, tratteggiando la figura di don Lorenzo Guetti, “vissuto in un mondo contadino segnato dalla fatica, dalla fame e, insieme, animato da un desiderio di emancipazione materiale e spirituale, mai domo, sempre vigile e combattivo, per la sua gente”, don Marcello Farina ci ha restituito l’umile grandezza dell’uomo al quale tutti oggi dicono di ispirarsi. E non è un caso che Farina apra il libro dedicato al padre della cooperazione con una frase di Simone Weil: “Da dove verrà la rinascita? Solo dal passato, se sapremo amarlo”.
Sembra un programma. Ed è quasi rivoluzionario il concetto della rinascita legata alle radici (da amare, non da interpretare), concetto che la Cooperazione trentina rischia di perdere ogni giorno. La nostalgia non può essere un programma. Ma bisogna sempre ricordare ciò che si è stati. Scrive ancora Farina: «Le parole della giustizia, della libertà, della solidarietà vanno difese e restituite alle donne e agli uomini di ogni epoca contro tutti i poteri, le oppressioni, le manipolazioni. Don Lorenzo Guetti le ha pronunciate e le ha vissute sulla sua pelle, da uomo della terra, tanti decenni fa. E’ un’eredità che non può essere tradita». Simoni deve ricordarlo ogni giorno.