Sui vaccini contro il Coronavirus il popolo merita più rispetto
L’editoriale del direttore Alberto Faustini: “L’ultima autorete - ma altre certo ne arriveranno - è quella dei cocktail fra vaccini diversi: prima erano pericolosi, poi erano da evitarsi e ora sono possibili, quasi consigliabili”
TRENTO. Non si giocano (solo) gli Europei di calcio, in questo mondo malato: si "gioca" la ben più importante coppa della sopravvivenza. Un "trofeo" che ha bisogno di un'unica squadra - quella della scienza, in ogni sua declinazione - e di un unico e persino banale programma: visto che il virus, da solo, non se ne va, servono i vaccini. Tanti. Per tutti.
Invece qui e altrove c'è sempre chi fa autogol, chi aggiunge ogni giorno una nuova freccia nella faretra di no vax che di questo passo finiranno per avere la botte piena (non fare il vaccino e deridere persino chi lo fa) e la moglie ubriaca: l'immunità di gregge che si raggiungerà grazie a chi, vaccinandosi, salverà anche chi non lo fa, consentendo per paradosso ai negazionisti di dire che in fondo loro si sono salvati anche senza farsi "pungere" o "tamponare" (il fiero no vax è infatti contrario anche al tampone).
Se uno mettesse in fila tutto ciò che hanno detto gli esperti (troppi), scoprirebbe che in tutti questi mesi ci sono state dette cose fra loro in contrapposizione. Alla faccia della scienza che non è democratica. AstraZeneca è in tal senso la punta dell'iceberg: prima fa male, poi fa bene, poi fa male solo alle donne (e forse qualcuno dovrà iniziare a dire che gli uomini sono avvantaggiati persino in questo, da farmaci "unisex" che colpiscono curiosamente solo chi appartiene a un genere), quindi fa male solo ai giovani, anzi: in particolare alle giovani, dunque - ma la decisione arriva solo dopo la terribile morte di Camilla, che aveva solo 18 anni - è meglio somministrarlo a chi ha più di 60 anni.
Peccato che nel frattempo quasi tutti (anche se in Trentino l'operazione non è ancora partita) abbiano organizzato vaccinazioni di massa con AstraZeneca, con l'obiettivo di dare un'estate normale ai più giovani (e ai loro nonni di conseguenza), ma anche - dicono i no vax alla luce dei vari autogol - con l'intento di smaltire le dosi che s'affastellavano nei vari frigoriferi.
Ultima autorete - ma altre certo ne arriveranno - è quella dei cocktail fra vaccini diversi: prima erano pericolosi, poi erano da evitarsi e ora sono possibili, quasi consigliabili. Quando ci vaccineremo tutti - e Dio sa quanto sia necessario per uscire davvero dal tunnel - ci saranno un paio di cose da rivedere: bisognerà porsi qualche domanda sul trattamento subìto da una Costituzione che di dpcm in decreto è stata trattata (meglio: maltrattata) come un elastico e su un senso civico (e quotidiano buonsenso) trattato con sufficienza.
Il popolo non è né bue né ignorante. Ma se ogni giorno gli si cambiano le carte in tavola, si sente trattato da bue, da ignorante e anche da suddito. Tutto questo ha reso più fragili e disorientati quei cittadini che hanno capito fin dall'inizio che si deve lottare (vaccinandosi) per un bene superiore. Ha reso insomma insicuro e timoroso chi ancora sa distinguere il peso delle parole di uno scienziato da quelle di un passante.