Rossi sente il ministro «Pronti per approfondimenti ufficiali»
«Ci siamo sentiti col ministro e in esito alle informazioni preliminari che riusciamo a raccogliere, ci risentiremo per concordare eventuali approfondimenti a carattere ufficiale. Quindi ci sarà questo ulteriore passaggio col ministro». A riferire di avere parlato col ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, è il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi I vostri commentiL'intervista all'insegnanteParla la superiora [1]Il caso diventa nazionaleParla la superiora [2]L'Arcigay: nessuno si lamentòGubert: «Giusto allontanarla» Bressan: «Non discriminare» Bertoldi (FI): «Cerchi lavoro? Dichiarati gay»
ROSSI E IL MINISTRO
«Ci siamo sentiti col ministro e in esito alle informazioni preliminari che riusciamo a raccogliere, ci risentiremo per concordare eventuali approfondimenti a carattere ufficiale. Quindi ci sarà questo ulteriore passaggio col ministro». A riferire di avere parlato col ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, è il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi. Al centro la vicenda che ha visto contrapposti i comitati Tsipras del Trentino, che hanno denunciato come discriminatorio, per il sospetto che fosse lesbica, il mancato rinnovo di un contratto per una insegnante dell'istituto Sacro Cuore di Trento e i vertici della scuola religiosa, che parlano invece di ragioni economiche e di un colloquio stravolto nella sua sostanza. In pratica il presidente della Provincia e il ministro hanno avviato delle verifiche e Rossi si riserva di comunicare atti ufficiali se e quando ci saranno.
IL PUNTO DELLA SITUAZIONE
Trento über alles. In tutta Italia non si parla d'altro: quotidiani, siti, programmi radio e tv, social network si sono letteralmente scatenati sulla vicenda della docente licenziata perché lesbica. O, meglio: della presunta lesbica e del presunto licenziamento (volendo potremmo dire anche presunta docente, visto che in uno dei comunicati della scuola di parla della non abilitazione della ragazza). La prof non ha mai ufficializzato il proprio orientamento sessuale. E ci mancherebbe: d'altra parte, chi se ne frega? Se la coerenza nelle dichiarazioni e interviste fatte dalla docente non è mai mancata (la versione dei fatti è sempre stata una sola), altrettanto non si può dire di quanto trapelato (tramite comunicati stampa, interviste e altro) dal Sacro Cuore e in particolare da madre Eugenia. Le domande che in questi giorni hanno avuto risposte molto differenti a seconda della fonte sono sostanzialmente due.
1) Durante l'ormai famoso colloquio la superiora ha chiesto o no l'orientamento sessuale della ragazza?
2) Genitori, alunni e/o altri docenti si sono lamentati o no di presunte frasi o discorsi fatti dalla docente?
Domande che, appunto, hanno avuto delle risposte da parte dei diretti interessati, ma molto differenti. Qualcuno, evidentemente, non dice tutta la verità. Nel frattempo, come detto, tutta Italia parla del caso trentino. Un caso che avrebbe potuto non essere un caso, o solo un presunto caso, se fin dall'inizio ci fosse stata maggior coerenza e maggior verità nelle dichiarazioni e nei comunicati.
LA REPLICA DELLA DOCENTE
"Ritengo siano dichiarazioni false e fatte da una persona che non ha più argomentazioni". Così l'insegnante interessata parla di come la madre superiora dell'Istituto Sacro Cuore di Trento ieri ha spiegato che i discorsi sull'orientamento sessuale della professoressa erano dettati da lamentale giunte da genitori, alunni e colleghi.
L'insegnante, intervistata a Radio Anch'io, ha detto anche di non avere mai parlato di questioni di crescita o affettive, come invece aveva sostenuto la madre superiora. "Non l'ho mai fatto - ha spiegato la professoressa - perchè non è pertinente alla disciplina che io insegno. In ogni caso in ogni scuola c'è un referente per l'educazione affettiva, che chiama degli esperti a parlare con gli alunni. E quando questi esperti arrivano gli insegnanti escono dall'aula".
"È vero anche - ha ribadito l'insegnante - che la madre superiora mi ha suggerito di farmi curare, nella misura in cui mi ha detto che sarebbero passati sopra la mia omosessualità, se io fossi stata disposta a risolvere il problema". "Non ho mai neanche pensato di fare proselitismo omosessuale. Mi sono sempre rivolta alla Direzione per le decisioni da prendere", ha aggiunto la professoressa. Ha portato a questo proposito l'esempio del progetto "Educare alla diversità a scuola".
"La preside chiese a me e a un altro collega di prendere visione della documentazione e di riferirle - spiega - e le dissi che ritenevo quegli opuscoli anche ben fatti ma che potessero entrare in conflitto con quanto insegnato dalla scuola, quindi che rimettevo a lei la mia decisione". "Questo perchè io sono una dipendente - ha sottolineato - e rispondo a un datore di lavoro. Ma se devo rispondere a qualcuno è innanzitutto allo Stato, quindi se mi venisse chiesto di usare ad esempio termini da turpiloquio, come 'invertitì per gli omosessuali, non lo farei".
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