Viaggio al Casteller, il Centro dove i cacciatori curano gli animali selvatici

di Nicola Marchesoni

Si estende su un’area di 16 ettari e ospita caprioli, cervi, mufloni, cinghiali, volpi e camosci ammalati o feriti. Una volta recuperati sul territorio provinciale, vengono portati in questo Centro, il Casteller, nei boschi sopra Mattarello, curati e, quando possibile, rimessi in libertà. In caso contrario passano il resto della loro vita qui.

Il centro è di proprietà dell’Associazione cacciatori del Trentino. “I cacciatori – spiega il responsabile, Luca Bocchetti – sono i primi, a differenza di quello che qualcuno può pensare, che vogliono salvaguardare l’ambiente e gli animali. Il fatto che, nonostante i costi, tutti a nostro carico, portiamo avanti da 40 anni questo polo lo dimostra. Vogliamo che la gente conosca sempre di più quello che facciamo e che ci venga a trovare. Instaurare con la popolazione un dialogo costante sarebbe importante anche per educare chi frequenta la montagna a rispettare chi la abita. Si capirebbe, ad esempio, l’importanza di non toccare, come spesso avviene, i cuccioli. Un’azione che decreta la loro morte”.

 

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Il Centro è diviso in due macro-sezioni: la prima è costituita da terreni recintati all’interno dei quali ci sono le bestie in convalescenza e quelle che per diversi motivi non possono più tornare in libertà come nel caso del simbolo del Casteller una cerva cieca, qui dall’età di 3 anni.

“Senza di noi – racconta la veterinaria Orietta Bazzoli – sarebbe finita male. Gli animali debilitati sono molto vulnerabili”. Mentre parla c’è un’emergenza. Un capriolo, appena arrivata, è stato investito in Vallagarina, non c’è tempo da perdere. “A differenza delle volpi – dice la dottoressa – gli ungulati sono delicati”. E aggiunge: “Al Centro le giornate sono intense, specialmente nel periodo invernale e in quello primaverile”.

La persona che più di altre sta pensando a come potenziare ed aprire all’esterno il Casteller è il direttore dell’associazione cacciatori Ruggero Giovannini. “Quest’anno già 1.200 alunni ci hanno visitato. Vogliamo fare meglio. La sensazione è che ci sia ancora troppa gente che non sa della nostra esistenza. Ci piacerebbe, inoltre, metterci in rete con il Muse e gli altri musei trentini. Sarebbe bello proporre ai turisti ed ai trentini un circuito speciale. Un circuito esclusivo, unico".

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