La rivolta dei medici: due giorni di sciopero

I medici dell'Azienda provinciale per i servizi sanitari scioperano per contrastare la riduzione del 40% dello stipendio di risultato ed il blocco del turnover del personale al 20% previsti nella legge finanziaria. Le giornate d'astensione dal lavoro sono previste per mercoledì 10 dicembre e martedì 23 dicembre. Ma la «linea dura» non si ferma qui: i medici hanno annunciato due mesi di lavoro (dal 1 gennaio al 28 febbraio 2015) osservando il limite delle 38 ore settimanali previsto dal contratto nazionale del lavoro. Detta così potrebbe una cosa di poca importanza. «In soli due mesi il sistema ospedaliero rischierà di implodere», chiarisce Manfred Pfaender, primario di Anestesia e Rianimazione all'ospedale di Rovereto.


La spiegazione è affidata al rianimatore ed anestesista Alberto Mattedi : «Nel 2013 abbiamo effettuato 318.421 ore aggiuntive a quelle previste dall'orario contrattuale. E questo per fare fronte all'attività ospedaliera ordinaria - spiega -. Il che equivale all'attività di 212 medici, che salgono a 220 se si considerano le ore "non assistenziali" che il personale avrebbe diritto a fare». Se i medici non si rendessero disponibili a prestare servizio oltre l'orario di lavoro, come accadrà con la protesta del primo bimestre 2015, verrebbe a mancare l'equivalente di 220 figure professionali in Apss: la sanità pubblica ne risentirebbe, tanto che gli stessi sanitari parlano di collasso.


È quanto emerso dall'assemblea intersindacale che si è svolta ieri, alla quale hanno partecipato tutte le sigle sindacali in rappresentanza di medici e personale sanitario. In sala erano presenti 400 persone, a fronte di una capienza di sole 150. Tanto che, dopo l'intervento della vigilanza, è stato necessario l'impiego di un altoparlante per rendere partecipi anche i medici che erano stati costretti ad uscire sul piazzale esterno. Nel suo intervento Mattedi ha sottolineto che le ore effettivamente pagate al personale medico sono state 98.111 e non 318.421. «Il nostro senso "etico" ci porta a lavorare anche se le ore straordinarie non vengono retribuite - dicono in sala -. Non possiamo rinunciare anche al 40% dello stipendio di risultato (ovvero quella parte integrativa che viene erogata di fronte al raggiungimento di determinati obiettivi)». I medici dell'Apss sottolineano anche che se ciascuno di loro rispettasse l'orario da contratto servirebbero altre 220 assunzioni: «Ci parlano del blocco del turnover, con l'assunzione di 2 medici ogni 10 che lasciano - dice Mattedi -. Ci saranno reparti messi in ginocchio e il carico di lavoro per ognuno di noi aumenterà ulteriormente».


La finanziaria provinciale è vista come un tentativo di smantellare la sanità pubblica. «La misura è colma: in una condizione economica e sociale complessa servono capacità programmatiche - aggiunge Pfaender - Non possiamo assistere ad un'operazione per cui risultiamo gli unici responsabili dei problemi della sanità trentina». E qui parte una «rassegna» degli sprechi che passa dal mantenimento dei punti nascita territoriali ai costi della protonterapia, dalla richiesta di risarcimento per l'appalto errato del Not ai 10.000.000 annui per l'ospedale Santa Chiara. «Si risparmia sui medici per avere i soldi necessari a tenere aperti i punti nascita», accusa Pfaender. «La nostra protesta non è finalizzata a salvaguardare il nostro stipendio - dichiara l'urologo Andrea Scardigli -. Vogliamo salvare la sanità trentina: tutti i servizi su cui la gente trentina può contare esistono perché il nostro "agire etico" ci impone di fare passi molto più grandi di quelli che sarebbero dovuti».
Durante l'assemblea si sono state valutate anche altre possibilità come il blocco dell'attività ambulatoriale e la rinuncia del premio del risultato. Ipotesi scartate «in quanto consentirebbe all'Apss di disporre di 12 milioni di euro per alimentare nuove sacche di spreco e senza variare gli «obiettivi» da raggiungere per i medici».


Non sono mancati gli attacchi all'assessora Donata Borgonovo Re , accusata di non conoscere a fondo il sistema sanitario ad un anno dalle elezioni. Sono stati anche ricordati i rischi che i medici corrono ogni giorno: «Se sbagliamo rispondiamo personalmente anche con beni di famiglia - si è detto - .E certamente con il carico di lavoro che abbiamo, dove quasi nessuno ha goduto ferie nel 2014, quando lavoriamo siamo tutt'altro che sereni e rilassati».

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