Non vede la figlia, prova a pignorarla
Tra papà e mamma spunta l'ufficiale giudiziario. E non per il pignoramento di un oggetto di valore, di un mobile, di un gioiello: l'esecuzione forzata potrebbe riguardare la figlioletta. La vicenda vede contrapposti due giovani genitori, che vivono separati. Erano stati loro stessi a chiedere al tribunale dei minori l'affidamento in via condivisa della bimba (non hanno mai vissuto sotto lo stesso tetto e tuttora abitano in luoghi diversi) e quando il giudice si espresse, poco più di un anno fa, non erano emersi particolari malumori in nessuno dei due in merito al mantenimento economico della bimba, che vive con la madre, ed ai giorni in cui si disponeva che il padre potesse vedere la piccola e stare in sua compagnia.
La sintonia fra i neo genitori è durata poco, perché fra i due adulti - come emerge dagli atti - sarebbero subito sorte incomprensioni e tensioni. Da una parte il padre, di professione operaio, ha denunciato la donna perché non gli avrebbe fatto vedere la bimba nei giorni concordati, dall'altra la donna si difende spiegando che l'ex compagno si sarebbe reso più volte irreperibile, non era andato a fare visita alla figlia nei giorni previsti e che fin dall'inizio della gravidanza avrebbe manifestato disinteresse nei confronti sia della donna sia del nascituro, non chiedendo neppure se fosse maschio o femmina.
Mentre il procedimento penale a carico della madre è in corso, con la richiesta del pubblico ministero di archiviazione e udienza fissata a gennaio, è stato notificato nei giorni scorsi alla donna, assistita dall'avvocato Claudio Tasin, un atto di precetto per conto del padre della bimba, difeso da Cinzia Tomasoni e Mauro Demattè. L'ex compagno invita formalmente la madre ad ottemperare all'ordine del giudice consentendogli di vedere e tenere con sé la bimba, secondo quanto disposto dal tribunale dei minori, ossia nei fine settimana in modo alternato ed un pomeriggio infrasettimanale, a determinati orari. Con tale atto l'uomo intende agire in via esecutiva: se la mamma della piccola dovesse rifiutarsi, potrebbe esserci un'esecuzione forzata. La procedura prevede infatti l'intervento di un ufficiale giudiziario, che solitamente si occupa del pignoramento dei beni materiali. Questa volta a subire l'«espropriazione forzata» rischia di essere una bimba di pochi anni, vittima inconsapevole della battaglia legale dei genitori. Papà e mamma, l'uno contro l'altra.
«Si è trasferita in un'altra casa con mia figlia, senza dirmi nulla. Non mi ha risposto alle telefonate, agli sms ed a una lettera raccomandata con cui chiedevo notizie della bimba», è l'accusa del padre. «Lui si è reso irreperibile per un anno ed è ricomparso solo con un sms. Non potevo comunicargli il cambio di residenza perché non avevo il suo nuovo numero di cellulare. E poi avevo paura che mi portasse via mia figlia, come mi minacciava. Ma non gli ho mai impedito di contattarmi», sostiene lei. Uno degli ultimi incontri tra padre e figlia risale a settembre: è durato dieci minuti, all'interno di un centro commerciale. Insomma, due versioni dei fatti contrastanti, con una figlia che sta nel mezzo e che come ogni bimbo avrebbe il diritto all'amore incondizionato sia di mamma che di papà.