Piove troppo e la gente non dimentica più l'ombrello
Ad ogni passaggio di calendario i trentini e i turisti che scelgono la città del Concilio come meta risultano sempre più sbadati. Sarà la frenesia della vita moderna, oppure le preoccupazioni per la crisi e il futuro del Paese, fatto sta che in giro per l'urbe si raccatta di tutto. Oggetti, anche costosi ma il più delle volte curiosi, che qualcuno dimentica ovunque, museo o bar che sia.
L'anno che si è appena concluso, comunque, ha registrato due piccoli grandi record: il primo è che nel 2014 nessuno, e si sottolinea nessuno, ha smarrito ombrelli. E pensare che proprio l'ombrello, per un'epoca che pareva destinata all'eternità, è sempre stato l'oggetto in assoluto più dimenticato, una palma d'oro che sembrava intramontabile. Le bizze meteorologiche degli ultimi dodici mesi (in cui i «visionari» hanno pure assicurato di avere visto Noè con un'ascia in mano), invece, hanno «rinfrescato» la memoria ai passanti che, dovendo fare i conti con i rovesci quotidiani, evidentemente hanno legato a sé l'arnese con un catenaccio e un lucchetto a doppia mandata.
Il secondo primato spetta invece agli occhiali da vista. Mai come nel 2014 i «talponi» della città hanno scordato in giro i propri ausili visivi, assai di più degli occhiali da sole. E altrimenti non potrebbe essere visto che, avendo la testa altrove, difficilmente si trova il posto per infilarci, appunto, i presidi per la vista. La lista degli oggetti abbandonati nello spazio, però, farebbe comodo a psicologi e sociologi. A cominciare dal periodo. Tra settembre ed ottobre, infatti, la gente tende a scollegare il neurone dell'attenzione e a disseminare tracce come novelli Pollicino, compresi i bilancini di precisione per tagliare la droga, tanto per essere chiari, e addirittura dentiere glucometri.
Comune e vigili urbani hanno il loro bel daffare a catalogare reperti come «oggetti smarriti» (ma la dicitura moderna parla di «rinvenuti») e provare a risalire al legittimo proprietario per restituire quanto credeva svanito nel nulla. Ogni stagione, comunque, si porta appresso il proprio bagaglio di stranezze e non si tratta di capi di abbigliamento in linea con il clima ma di «beni» che, razionalmente, sembra davvero impossibile poter perdere. Basti pensare che al primo posto ci sono biciclette (47 quelle dimenticate nel 2014) ma soprattutto occhiali da vista (ben 16 le paia recuperate tra uffici pubblici, bar e negozi).
A riempire gli scaffali, però, sono sempre più spesso portafogli (con dentro i soldi, mica vuoti!), orologi da polso (chissà poi perché), orecchini, braccialetti e anelli d'oro, specie fedi nuziali (e qui ognuno si riservi per sé i commenti di rito). Le chiavi di casa o della macchina, invece, sono uscite dall'elenco degli sbadatoni mentre sono entrati di prepotenza i cellulari ma pure i tablet e gli I-Pad.
Tra i rinvenimenti più curiosi, invece, spiccano una grande borsa piena di regali di Natale (mai rivendicata, che il vecchio con la barba che si sposta ecologicamente con slitta trainata da renne sia in odore di pensione?) e una miriade di borsette, valigie e zainetti. Insomma, i trentini hanno sempre più la testa altrove. E, come si può notare, non è certo una ricerca scientifica a sentenziare la perdita di memoria ma un elenco che registra, appunto, anche gli ori indossati per testimoniare un legame che, magari, riguarda ormai coppie... scoppiate a tal punto da gettare al vento i simboli dell'unione che fu.