Aggredita e picchiata a Trento. «Dopo la violenza, la forza per reagire»
«Pensavo che sarei morta: quell'uomo mi ha aggredita alle spalle e mi ha picchiata con una tale violenza che non credevo di sopravvivere». È la testimonianza diretta della donna cinquantenne aggredita e picchiata selvaggiamente nel parcheggio dell'area ex Sit in via Canestrini, subendo un tentativo di violenza sessuale. Era il tardo pomeriggio di sabato 3 gennaio, circa alle 19. Provvidenziale è stato l'intervento di Mauro Lunelli, trentacinquenne di Civezzano, che udendo le urla si è avvicinato e ha fermato l'aggressore.
Il viso della donna trentina porta ancora i segni delle botte prese: «Ho visto la morte in faccia - racconta, provata dagli eventi - Sono stata aggredita alle spalle, afferrata per la testa che è stata sbattuta più volte contro l'asfalto. Avevo la borsa al braccio: se quell'uomo cercava soldi poteva prenderla, invece mi ha gettata a terra ed ha tentato di strapparmi i pantaloni: voleva abusare di me. Ricordo solo il continuo ripetere della parola "puttana"». Momenti terribili. Di paura profonda, di violenza, di umiliazione, di timore di non riabbracciare gli affetti più cari. «Ho tentato di reagire: gli ho morso un dito o due, non ricordo - spiega - E poi lui nel togliere violentemente le sue dita dalla mia bocca mi ha strappato alcuni denti dall'arcata inferiore».
A dieci giorni da quella violenta e drammatica aggressione, gli occhi della vittima celano uno stato di grande sofferenza: il ritorno alla vita e la rinascita dopo un episodio del genere saranno frutto (quando e se arriveranno) di un percorso difficile e articolato. «La paura, la violenza, l'umiliazione che ho subìto rimarranno come un segno indelebile. Ma sono felice di avere accanto a me una famiglia piena d'amore ed amici che mi supportano ogni giorno con calore e vicinanza». La vittima fa un momento di pausa, stringe la mano del marito che le sta accanto e che ha deciso di accompagnarla nel ripercorrere quei terribili attimi. Con un braccio lui le cinge le spalle, molto dolcemente, la guarda con occhi dolci, protettivi, con amore infinito.
E lei decide di proseguire: «In questi dieci giorni ho rivissuto quei terribili momenti ogni volta che chiudevo gli occhi per dormire, e solo adesso riesco a prendere sonno per qualche ora durante la notte. Non so come farò a riconquistare la libertà di muovermi per Trento senza avere paura, senza farmi accompagnare da qualcuno». Esce, a questo punto, il coraggio della donna ferita. Che proprio ieri ha dato inizio alla sua «crociata» personale contro la delinquenza ed il degrado in città. Una presa di posizione che arriva da chi ha vissuto una situazione drammatica sulla propria pelle con forza, con violenza. Ora è lei ad utilizzare la forza, quella interiore: il dolore ed il sopruso subìti la hanno indotta ad agire con determinazione. «Voglio agire affinché nessun'altra donna debba passare l'inferno che ho passato, che sto passando e che passerò - ci dice - Giustizia e libertà. Per me e per tutte le donne di Trento». «Non voglio che altre possano vivere i terribili momenti che ho vissuto io, e soprattutto quello che sto provando ora a livello personale e con la mia famiglia. Nessun'altra donna trentina deve essere costretta a svegliarsi con gli incubi notturni e rivivere una scena di puro terrore; nessuna donna o ragazza quando chiude gli occhi deve tornare a vedere quella scena raccapricciante contro l'asfalto freddo; nessuna deve perdere il sonno per notti intere, perseguitata dalla scena di violenza accaduta solo pochi giorni prima».
Il primo passo della donna trentina brutalmente picchiata è stato quello di rivolgersi alla Lega Nord del Trentino. «Ho deciso di contattare questo gruppo politico perché il segretario provinciale Maurizio Fugatti è stato l'unico uomo politico ad esporsi pubblicamente il giorno dopo l'aggressione, condannando i fatti accaduti» spiega la donna. «Rivivere continuamente quell'episodio tragico è pesante - aggiunge - ma ogni volta faccio un passo avanti per le altre donne: tutti devono ribellarsi al degrado e non solo io».
In secondo luogo, ieri la vittima si è recata dal sindaco di Trento Alessandro Andreatta: «Gli ho mostrato le foto che ho fatto dopo essere stata picchiata - dice - Non è possibile che una donna possa rimanere quasi uccisa solo perché passeggia da sola: la città non è sicura. Il degrado a Trento va tenuto sotto controllo, perché una cosa del genere non possa succedere mai più. Non deve certo scapparci il morto prima di porre rimedio alla pericolosa situazione esistente». La donna racconta che il primo cittadino ha dichiarato di essere rimasto turbato da quanto successo e dalle foto mostratagli, e che ha preferito non prendere una posizione «a parole» immediatamente dopo l'accaduto bensì agire nell'immediato «con i fatti» per aumentare la sicurezza in città. «Gli ho chiesto di ascoltare il mio grido d'aiuto ed ho promesso che passerò a trovarlo nei prossimi mesi - conclude - Non solo per me stessa, ma per tutelare tutte le donne di Trento».