Protonterapia trentina: via libera dal ministro Lorenzin

Passo avanti per la piena operatività della protonterapia trentina. L’Unità di via al Desert entrerà nei Lea - Livelli essenziali di assistenza garantiti dal Servizio sanitario nazionale

Passo avanti per la piena operatività della protonterapia trentina. L’Unità di via al Desert entrerà nei Lea - Livelli essenziali di assistenza garantiti dal Servizio sanitario nazionale.

L’annuncio arriva direttamente da Donata Borgonovo Re, assessora alla salute e solidarietà sociale, che ha partecipato a Roma a un incontro fra gli assessori regionali e Beatrice Lorenzin, ministro della salute, durante il quale è stato presentato il lavoro di aggiornamento dei Lea condotto dal Governo.

«È una notizia che ci conforta - commenta Borgonovo Re - e che ci consente di proseguire con i percorsi che abbiamo già attivato ma con una marcia in più; è evidente che le convenzioni che come Provincia abbiamo portato avanti sono destinate a decadere nel momento in cui i Lea saranno pienamente efficaci, anche se - prosegue l’assessora - ci vorranno alcuni mesi prima che sia confezionato il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri con la ridefinizione dei nuovi Lea e l’inserimento delle tariffe».

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E sui nuovi Livelli essenziali di assistenza presentati dal ministro Lorenzin, l’assessora provinciale Borgonovo Re spiega: «L’aggiornamento nazionale dei Lea non avveniva dal 1999, ora è cambiata la filosofia, si è trattato di un lavoro davvero accurato per rendere le prestazioni appropriate e calibrate sulle necessità dei singoli, al fine di rivedere i costi inutili e le prestazioni inefficaci, per utilizzare al meglio le risorse a disposizione».

Soddisfatto anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi: «È un bel risultato - ha detto il presidente - che premia un lavoro portato avanti con grande determinazione e di cui dobbiamo ringraziare tutti quelli che vi hanno contribuito, in particolare l’Azienda provinciale per i servizi sanitari. Quando la Provincia autonoma di Trento ha istituito l’Agenzia provinciale per la protonterapia le ha affidato proprio la missione di pianificare e costruire un centro di respiro internazionale per il trattamento di precisione di alcune categorie di tumori. Il centro è operativo ormai da alcuni mesi e siamo lieti di metterlo a disposizione delle regioni perché è una realtà di eccellenza le cui prestazioni sono ora riconosciute fra i livelli essenziali di assistenza».

«Questa notizia è motivo di grande soddisfazione - ha aggiunto Luciano Flor, direttore generale dell’Azienda provinciale per i servizi sanitari. È il prodotto del lavoro svolto in sintonia con l’assessorato negli ultimi sei mesi. Siamo passati dai dubbi sull’autorizzazione, dubbi che in verità noi non abbiamo mai avuto, al riconoscimento da parte del Ministero con l’inserimento nei Lea. Questo risultato darà la possibilità a tutti i cittadini del nostro Paese di venire a curarsi a Trento. È una conferma e un forte stimolo a continuare a lavorare insieme per raggiungere gli importanti obiettivi che ci siamo dati».

Le prestazioni di protonterapia sono inserite nei livelli garantiti dal sistema sanitario provinciale, secondo una delibera, approvata dalla Giunta provinciale nel settembre scorso, che garantisce ai residenti in Provincia di Trento da almeno tre anni l’accesso a queste prestazioni di alto livello tecnologico. Per quanto riguarda l’accesso dei pazienti extra provinciali, per il momento è possibile con nulla-osta all’addebito da parte dei sistemi sanitari delle regioni di provenienza. Con la Regione Veneto è stata sottoscritta una convenzione che garantisce l’accesso alle prestazioni da parte dei pazienti veneti.

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SCHEDA: IL CENTRO DI PROTONTERAPIA DI TRENTO

COSA È LA PROTONTERAPIA
La protonterapia è un trattamento radiante di precisione che utilizza particelle pesanti, protoni, per irradiare pazienti affetti da patologie tumorali.
Per la erogazione della terapia è necessaria una apparecchiatura di produzione delle particelle, il ciclotrone, ed un sistema di trasporto del fascio e di rilascio sul paziente che è posizionato su un lettino di trattamento all’interno del gantry (una struttura che ruota attorno al paziente e da cui partono le radiazioni).
Le caratteristiche fisiche dei fasci di protoni che li rendono così attrattivi per l’uso clinico sono quelle che permettono di rilasciare la dose con estrema precisione sul bersaglio tumorale risparmiando i tessuti sani circostanti cosa che permette di somministrare dosi più elevate al tumore o a parità di dose di ridurre l’esposizione ai tessuti normali. In sostanza il risultato che ci si attende è o di incrementare il controllo di malattia o di ridurre la tossicità.

QUALI TUMORI VENGONO TRATTATI?
In linea di principio qualsiasi tumore nel quale viene utilizzata a scopo terapeutico la radioterapia è trattabile con protoni. Vista però la scarsa disponibilità di strutture di protonterapia ed il loro alto costo si preferisce orientarsi su neoplasie di forma complessa e di difficile irradiazione, poco rispondenti con le tecniche tradizionali, o dove il risparmio dei tessuti sani circostanti sia di vitale importanza come ad esempio nei pazienti in età pediatrica.
Ad oggi sono stati trattati nel mondo circa 120.000 pazienti a partire dagli anni ’50 quando l’ipotesi terapeutica si è fatta strada. Solo dagli anni ’90 il trattamento è risultato disponibile in strutture ospedaliere dedicate a dal 2000 in poi ha cominciato ad espandersi allargando la platea dei possibili pazienti a varie sedi e diagnosi e non solo ai primi tumori trattati quali il melanoma oculare e i cordomi della base cranica.

SVILUPPO DELLA PROTONTERAPIA NEL MONDO
I dati disponibili più recenti a metà del 2014 (dati PTCOG - Proton Therapy Cooperative Oncology Group) evidenziano l’operatività di 46 centri al mondo che utilizzano adroni, la maggior parte protoni e alcuni ioni Carbonio, con 10 centri in fase di commissionamento clinico ed altri 46 in fase di costruzione o progettazione. Tali centri sono diffusi principalmente negli Usa ed in Asia (Giappone) anche se in Europa sono attivi sei centri, alcuni “storici” quali Orsay (Francia), Heidelberg (Germania), Villigen (Svizzera) e altri più recentemente attivati quali Essen (Germania), Monaco (Germania) e Praga (Republica Ceca), con alcuni dei quali sono attive da tempo collaborazioni.
In Italia è funzionante il centro CNAO a Pavia, centro nazionale con attività dedicata soprattutto all’uso degli ioni carbonio e Catania dove il fascio, posto in un centro di fisica nucleare, è disponibile solo per piccoli periodi all’anno per trattare tumori oculari.

IL CENTRO DI TRENTO
Il centro è dotato di mezzi tecnologici e con caratteri innovativi anche nell’uso delle particelle tipo trattamenti ad intensità modulata non ancora applicate in altre strutture analoghe. Esso è dotato di due gantry, camere di trattamento rotanti con fascio orientabile a 360°, e di un fascio fisso a possibile uso sperimentale e di ricerca.
Il centro è stato consegnato da parte della ditta costruttrice (che ne cura manutenzione e operatività) a fine 2013. ATreP, l’agenzia provinciale che ne ha curato lo sviluppo, ha consegnato il centro all’Apss l’1 gennaio 2014. Si è svolto da quel momento un lungo e delicato periodo che ha portato alla definitiva accettazione della struttura ed al suo commissionamento clinico (periodo di rodaggio delle attrezzature con prove sperimentali meccaniche e su fantocci) e, ottenuta l’autorizzazione sanitaria all’uso clinico ad inizio settembre 2014, il 23 ottobre è stata effettuata la prima seduta di terapia su paziente.
La capacità di trattamento è prevista, a regime, di 700/750 pazienti circa l’anno con un costo medio per paziente e per trattamento completo standard di circa 20.000 euro. Attualmente sono state valutate le documentazioni clinico-radiologiche di circa 150 casi ed effettuato il trattamento completo (30 sedute di media) su 6 pazienti, mentre ulteriori 5 sono in terapia e altri 5 in fase di pianificazione per l’inizio trattamento. Per ora i percorsi clinici avviati riguardano principalmente la sfera neuro-oncologica ed i pazienti adulti.

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