LA LETTERA

Ho sotto gli occhi una bella cartolina di cento anni fa, una carrozza trainata da sei cavalli che portava la posta a Madonna di Campiglio. Arrivava sempre a destinazione, nei limiti del possibile, anche quando nevicava forte. Oggi, nel 2015, capita spesso che una lettera impieghi anche più di dieci giorni ad attraversare la provincia oppure accade che il postino non consegni una lettera perché manca il numero civico. Il nome del proprietario non conta più nulla, siamo dei numeri.
Già si parla che fra poco la posta verrà consegnata ogni due giorni, se va bene. Intanto altri cinque sportelli chiuderanno in aprile, oltre a quelli già spariti. Si potrebbe pensare di tenerli aperti dando lavoro a chi ha dei problemi fisici o a dei giovani che hanno appena finito la scuola.
Sono lontani gli anni quando nel Bleggio si aspettava «el Toni postin» per ricevere lettere o cartoline dai parenti lontani, anche dall'America. Lui arrivava sempre puntuale verso le tre con una vecchia moto dei soldati tedeschi, quando nevicava arrivava a piedi gridando: «Postaaa!». Figure eroiche ormai scomparse. Una volta al mese portava la famosa rivista «Life» a mio padre, che conosceva bene l'inglese essendo stato vent'anni in America. Ora siamo negli anni duemila e queste cose sono ormai superate. Ci sono i telefonini e le e-mail che fanno arrivare subito i messaggi, ma spariscono altrettanto in fretta.
Una cartolina di cento anni fa conserva ancora il suo fascino e si può leggerla e ammirare come era scritta bene. Anche la cartoline militari, che io conservo, contengono delle storie commoventi. Nei paesini di montagna, oltre alle osterie, i negozi alimentari, le scuole e adesso anche le poste sono spariti. Questi punti erano la vita dei borghi ora destinati a dormitorio. Bisogna adattarsi ai tempi moderni, questo è il prezzo da pagare, ma ogni tanto viene da dire quella famosa frase: «Si stava meglio quando si stava peggio!», che applicata a questi casi non stona affatto.
Gianni Tosi - Flavon