Trentini nel mondo, domani in otto davanti al giudice
È arrivato il momento del giudizio per l'Associazione trentini nel mondo e per alcuni funzionari provinciali, chiamati a rispondere di un presunto danno erariale per gli interventi finanziati da piazza Dante in Sud America. Domani in otto compariranno davanti sezione giurisdizionale della Corte dei conti: l'attuale presidente dell'associazione Alberto Tafner, il suo predecessore Ferruccio Pisoni, l'ex assessore provinciale Iva Berasi, gli ex dirigenti Carlo Basani e Marco Viola, i funzionari Franca Dalvit e Cesare Cornella e il collaboratore dell'associazione Ciro Russo, che per anni ha gestito i progetti in Sudamerica. E il conto, in caso di condanna, rischia di essere un salasso: oltre 2,1 milioni di euro è la somma contestata dalla procura regionale in due distinti procedimenti. La fetta più consistente, pari a 2.058.998 euro, è il frutto dell'inchiesta principale dell'agosto 2013. Una somma che, rispetto a quanto contestato nell'atto di citazione, anche alla luce delle indagini difensive e per effetto della prescrizione, in gennaio è stata in parte ridotta rispetto ai 2,6 milioni di euro iniziali.
Undici, come noto, i progetti finiti nel mirino della magistratura contabile e del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza, che ha condotto le indagini. Progetti che vanno dalla costruzione di case ai macelli, dal sostegno alle attività vitivinicole al riciclaggio della plastica. La realizzazione degli interventi non è messa in discussione. Ma le opere sarebbero state generosamente finanziate dalla Provincia senza una rendicontazione puntuale e dettagliata. Secondo l'accusa, infatti, in molti casi la Trentini nel Mondo si sarebbe limitata a presentare autocertificazioni.
C'è poi un secondo filone di inchiesta, «scoppiato» la scorsa estate e nato da uno stralcio di quella principale. In questo caso la somma contestata dal procuratore generale Carlo Mancinelli è di 95 mila euro e riguarda sempre interventi a favore degli emigrati di origine trentina, in Argentina. In agosto in sei erano stati raggiunti dall'invito a dedurre, una sorta di prima contestazione alla quale le difese possono replicare: Tafner, Pisoni, Viola, Dalvit, Cornella e Basani. Accuse alle quali i legali hanno risposto presentando un memoriale ma, anche in questo caso, la procura regionale ha ritenuto che non vi fossero elementi per archiviare le accuse e, dunque, per cinque (escluso Basani) è arrivato l'atto di citazione. I protagonisti di questa vicenda, però, hanno sempre rivendicato di avere operato in modo corretto.
«Abbiamo sempre rendicontato puntualmente - ha spiegato il presidente Tafner all'indomani dell'inchiesta bis - se ci veniva chiesta una ricevuta la producevamo, se ci veniva chiesta un'autocertificazione portavamo quella, non abbiamo mai avuto contestazioni. Ogni anno - ha spiegato - tutto veniva rendicontato e comunicato alla ragioneria generale della Provincia e all'ufficio emigrazione, dunque sono sempre stati attivi vari "filtri". Non so come avrei potuto capire che qualcosa era errato perché preciso che, nel caso, di errori si tratta».