La Corte di Cassazione gela Grisenti Per lui condanne confermate

di Sergio Damiani

Respinto dalla Corte di Cassazione il ricorso presentato dall'ex consigliere provinciale trentino ed ex presidente dell'Autostrada del Brennero, Silvano Grisenti, contro la condanna da parte della Corte d'appello di Bolzano ad un anno, con pena sospesa, per truffa, corruzione propria e tentata violenza privata.

Condanna comminata nell'ambito di un'inchiesta, denominata "Giano Bifronte", su un presunto giro di tangenti nella gestione di appalti pubblici locali. Dopo questa sentenza, in base alla legge Severino, Grisenti era stato sospeso dalla carica di consigliere provinciale. Ora con la condanna passata in giudicato, per l'esponente di Progetto Trentino non vi sono più possibilità per un ritorno nell'aula di piazza Dante. Naturalmente se l'ex potente assessore ai lavori pubblici, poi altrettanto potente presidente di A22 vorrà, potrà continuare a fare politica, ma non da consigliere provinciale. In base alla legge Severino, dopo la sospensione dovrebbe arrivare infatti anche la decadenza dall'incarico.

L'articolato ricorso della difesa, che con gli avvocati Vanni Ceola e Alessandro Melchionda chiedeva di annullare la sentenza sui tre capi di imputazione rimasti, è stato respinto in toto. E dire che per una settimana Grisenti e i suoi due legali avevano coltivato legittime ambizioni di ribaltare ancora una volta le sorti del processo. All'udienza di martedì scorso il procuratore generale aveva condiviso almeno in parte le valutazioni dei difensori chiedendo di cassare la condanna per la corruzione, cioè il reato che ha portato fuori dal consiglio provinciale Grisenti. Quell'imputazione dunque è sembrata "traballare".

Ad aumentare l'attesa ha contribuito anche la decisione dei cinque giudici della Suprema corte di proseguire la camera di consiglio il 9 marzo. Così dopo sei giorni è arrivata la sentenza, l'ultima - salvo improbabili,ricorsi alla Corte di giustizia europea - nell'inchiesta «Giano Bifronte».

Silvano Grisenti è dunque colpevole di truffa aggravata. L'ex presidente dell'Autobrennero è scivolato su qualche piatto di «polenta e luganeghe», consumato insieme agli amici dell'Upt al ristorante «Campanella» al Cimirlo. La truffa infatti era per aver utilizzato in tre occasioni la carta di credito dell'A22 per pranzi che invece erano di partito o comunque non legati ad attività svolta per l'autostrada.

Silvano Grisenti è colpevole di tentata violenza privata. Inizialmente questo capo di imputazione era partito come una tentata concussione, dunque un reato ben più grave. L'imputazione è frutto di un'intercettazione ambientale in cui Grisenti suggeriva a Giorgio Benedetti del consorzio Ccc, di non presentare ricorso al Tar in relazione ai lavori per la Cispadana. Il colloquio avvenne con toni pacati, ma allo stesso tempo l'allora presidente dell'A22 chiarì al suo interlocutore che in Trentino ci sarebbero state conseguenze contro chi faceva "la guerra". Un diktat che i giudici hanno riqualificato come tentata violenza privata.

Silvano Grisenti è colpevole di corruzione. Dopo aver seguito nella sua lunga carriera centinaia di grossi appalti pubblici, è caduto su quella che può apparire come una buccia di banana: i lavori al casello di San Michele per ottenere la certificazione ambientale. L'appalto venne assegnato alla Collini, ma come contropartita Grisenti chiedeva lavori di progettazione per l'Arca Engineering di cui il fratello Giuseppe Grisenti era socio. Anche qui c'era un'intercettazione ingombrante: «Io l'unica cosa che ti chiedo è vedere se c'è spazio per mio fratello...».

 

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La sentenza della Corte d'Appello

 

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