Ragazzina di 13 anni accusa un vicino di casa «Mi ha violentato». La replica: «Tutto falso»

Quando il «mostro», o presunto tale, è il tuo vicino di casa. Si potrebbe intitolare così questa storia di violenza sessuale. Un caso delicatissimo perché vede come vittima una ragazzina che all’epoca dei fatti aveva solo 13 anni, un’età che però non l’ha messa al riparo da uno stupro. Delicatissimo anche perché indagato per un reato grave come la violenza sessuale su minori è un dipendente di una grossa società trentina - incensurato, sposato e padre di due figli -  che, ostinatamente, rivendica la sua innocenza ed estraneità ai fatti. 

La ragazzina, sentita nei giorni scorsi con incidente probatorio in un ambiente protetto (le parti possono assistere solo dietro un vetro a specchio e le domande vengono poste attraverso lo psicologo o il giudice) ha confermato punto per punto le sue accuse contro quello che nell’estate del 2013 era il suo vicino di casa. 

La vittima, residente con la madre al Sud, in quel periodo trascorreva un periodo di vacanza con il padre, che dopo la separazione aveva costruito una nuova famiglia in Trentino. Nella casa a fianco viveva un altro nucleo familiare con cui l’uomo aveva ottimi rapporti. Così, quando un giorno si dovette assentare per lavoro, chiese al vicino di tenere un occhio sulla figlia 13enne che rimaneva a casa. Un fatto normale tra vicini di casa, anzi tra persone tra cui c’era un rapporto di amicizia. La ragazzina ha raccontato che l’odierno indagato le chiese se poteva dargli una mano a montare una finestra. Lei accettò, senza esitazioni perché si fidava del vicino. L’uomo però l’avrebbe condotta in camera da letto per tutt’altra ragione: chiuse la porta a chiave - ha riferito la ragazzina - spense la luce e mi violentò. «Ricordo solo un grande dolore...», ha riferito durante la deposizione protetta davanti al giudice Carlo Ancona e allo psichiatra Ezio Bincoletto. Nella stanza attigua, coperti da un finto specchio, sedevano il pm Alessia Silvi e gli avvocati delle parti: Lorenzo  Eccher per l’indagato e Romina Targa per la vittima.

Ricordo solo un grande dolore...

Secondo l’accusa il vicino di casa avrebbe stuprato la 13enne al punto che la ragazzina alla fine tornò a casa sotto shock e sanguinante. In quel momento non ebbe la forza di parlare, di raccontare tutto al padre o alla compagna di lui, con cui pure aveva un buon rapporto. Il sanguinamento venne interpretato come il primo ciclo mestruale. Nessuno sospettò di nulla perché la ragazzina allora decise di sopportare in silenzio e da sola il peso di quella violenza.

Uno stupro, però, non si può seppellire tra i ricordi dolorosi da dimenticare. Nei mesi successivi la ragazzina visse un periodo molto difficile: commetteva atti di lesionismo come tagliarsi le braccia oppure si strappava i capelli. Alla fine trovò la forza di raccontare cosa le era accaduto ad un’amica la quale colse subito la gravità di quel segreto e la convinse a confidarsi con la madre. A quel punto intervenne uno psicologo, di parte, che ritenne credibile il suo racconto e dunque le indagini presero quota. Il racconto della vittima è davvero credibile? Il futuro processo si giocherà tutto intorno a questa domanda. Un peso rilevante lo avranno le valutazioni dello psichiatra Bincoletto che depositerà le sue conclusioni nelle prossime settimane.

Intanto le parti sostengono  - era prevedibile - tesi opposte. Secondo la parte civile il racconto della ragazzina è lineare, credibile e riscontrato da alcune circostanze: l’indagato si trasferì poco dopo la presunta violenza, il sanguinamento confermerebbe lo stupro e una visita ginecologica, fatta però a distanza di mesi,  ha certificato l’avvenuto rapporto sessuale. L’indagato invece si dichiara del tutto estraneo ai fatti, anzi vittima lui stesso di una terribile e infamante calunnia. Secondo la difesa il racconto della parte lesa è invece contradditorio e incompleto e ora si punta a dimostrarlo attraverso indagini difensive.

L’unico dato certo è che, da qualsiasi angolazione la si guardi, questa è una gran brutta storia su cui tocca ai giudici dare risposte.

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