Strage in tribunale a Milano, polemiche sulla sicurezza
«Il tribunale mi ha rovinato, quel posto è l’origine di tutti i miei mali»: sono le parole, secondo quanto si apprende, dette da Claudio Giardiello ieri subito dopo l’arresto avvenuto a Vimercate, alla fine di una fuga durata una trentina di chilometri, dopo la sparatoria nel tribunale di MIlano che ha fatto tre vittime e un ferito grave. Agli investigatori Giardiello ha anche ribadito di aver agito per vendetta, quando lo hanno fermato aveva ancora la pistola in tasca e il colpo in canna: pare avesse intenzione di raggiungere la zona di Bergamo per uccidere un altro dei suoi soci nella società immobiliare Magenta, l’impresa per le cui vicissitudini era imputato per bancarotta fraudolenta.
Lo si apprende da fonti investigative, secondo le quali l’uomo aveva un altro intero caricatore pieno di colpi oltre a quello utilizzato per uccidere in tribunale tre persone e ferirne altre due.
Questa mattina un’aula magna del tribunale piena in ogni ordine di posto, con tanta gente rimasta in piedi e altra fuori, ha commemorato le vittime della strage nella quale sono morti il giudice Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Claris Appiani e Giorgio Erba, coimputato e socio di Giardiello nell’immobiliare Magenta. Era presente anche la madre del giovane avvocato, oltre al presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli e al vicepresidente del Csm Giovanni Legnini. Lacrime, parole di commozione e lunghi applausi a ricordo delle tre persone uccise.
Sabelli ha sottolineato che la strage ha «un valore simbolico», anche perché «troppe tensioni e troppa rabbia si raccolgono sulla giustizia e occorre richiamare tutti al diffuso rispetto verso la giustizia».
Il membro togato del Csm, Piergiorgio Morosini, a Palermo all’incontro tra avvocati e magistrati ha collocato il tragico episodio di ieri nel clima ostile ai magistrati creato anche da una parte del mondo politico: «È in pericolo la normalità del nostro dovere, che riguarda magistrati, avvocati, cancellieri, giornalisti. La sicurezza, così come l’indipendenza, sono precondizioni del lavoro. Purtroppo questa storia è figlia anche del clima di questi anni con i magistrati che sono additati come fannulloni irresponsabili. Quindi è difficile concentrarsi sulla loro sicurezza».
Frattanto, è satatp fissato per lunedì 13 aprile l’interrogatorio di convalida dell’arresto di Claudio Giardiello: l’accusa è omicidio plurimo premeditato, tentato omicidio e lesioni gravi, ma non è escluso che si ipotizzi il reato di strage. Il pm di Monza Franca Macchia ha depositato stamani la richiesta di convalida dell’arresto.
Bisognerà capire, però, sulla scorta degli accertamenti, se Giardiello, dopo aver ucciso il coimputato Giorgio Erba, il testimone Lorenzo Claris Appiani e il giudice Fernando Ciampi, abbia poi sparato all’impazzata ferendo altre persone.
E oggi sono stati rafforzati i controlli agli ingressi del palazzo di giustizia di Milano. In via Manara, dall’accesso attraverso il quale sarebbe passato Giardiello mostrando un falso tesserino, si può accedere esibendo tesserini se si è magistrati, avvocati o personale amministrativo. I controlli, a quanto pare, sono più rigorosi e c’è anche un carabiniere che staziona all’ingresso assieme alle guardie della vigilanza privata.
All’entrata principale di corso di porta Vittoria, invece, dove c’è l’ingresso con metal detector riservato al pubblico si è creata una lunga fila lungo la scalinata e anche qua pare che i controlli siano più stringenti.
Anche in via Freguglia si è creata una piccola fila all’altro ingresso nella parte riservata al pubblico con metal detector, e in quella per gli operatori e personale i controlli sui tesserini vengono fatti con cura. Così come sta avvenendo nel quarto accesso quello di via San Barnaba.
«È tutto normale, i controlli procedono come sempre», spiega una guardia privata in uno degli ingressi. Secondo un rappresentante dei vertici degli uffici giudiziari, però, stamattina i controlli sono più stringenti del solito.
Sul fronte delle indagini, i carabinieri di Milano hanno sentito in caserma un amico di Claudio Giardiello che, secondo indiscrezioni, più volte avrebbe raccolto i suoi «sfoghi» tra cui anche frasi minacciose che oggi assumono un inquietante significato.
L’uomo, Ermenegildo Gabrielli, 51 anni, è stato raggiunto ieri da una troupe del Tg5 che lo ha intervistato. Ai giornalisti ha raccontato di quando Giardiello gli diceva di essere «stato rovinato dal nipote che stava sfasciando la società» e di odiare i giudici che «gli avevano pignorato la proprietà» impendendogli così di venderla sul mercato e di guadagnare quello che lui riteneva il necessario per ripianare i debiti.
Durante l’intervista ha ricordato anche di quando Giardiello era venuto da lui presentandogli un porto d’armi sportivo e dicendogli «poi li ammazzo tutti», frase alla quale l’amico non aveva dato molto peso conoscendo il rancore dell’uomo ma anche il suo «buon carattere».
Una riflessione sulla strage al tribunale di Milano è arrivata anche dal cantante Adriano Celentano, che nel suo blog propone un post intitolato «Ciao Governo...», in cui si rivolge direttamente all’esecutivo Renzi: «Ciao GOVERNO, scusa se ti rompo, è che non so con chi parlare, forse non te l’hanno detto: ma ieri un signore è entrato nel tribunale di Milano e ha ucciso tre persone, più due feriti di cui uno in modo grave.
Ma perché l’avete fatto entrare?!? È pericoloso lasciare la porta aperta senza che ci sia, non dico una guardia, sarebbe troppo, ma almeno un portinaio che ricordi a tutti quelli armati che possono sì entrare, ma senza uccidere. E invece guarda cos’è successo.
Tu non hai idea di come io mi senta in questo momento. È come se improvvisamente fossi inghiottito da un desolante STATO di abbandono e non so più chi sei, cosa fai e perchè sei lì dove sei ADESSO. Non pretendo che tu mi difenda, in fondo non sono che un cittadino, lo so, ma almeno avvisami quando inviti qualcuno che vuole uccidere la gente.
Forse lo sbaglio è di esserti concentrato troppo sulla velocità per risolvere una crisi impossibile e non aver, invece, subito pensato a un centro di accoglienza per gli ASSASSINI che ormai si confondono coi cittadini. A cosa serve il progresso se poi ti uccidono?».