Apicoltori, stagioni disastrose «Indennità e freno ai pesticidi»
Un’indennità provinciale per chi coltiva le api in montagna, sull’esempio di quella prevista per gli allevatori d’alta quota o di particolari specie autoctone, al fine di garantire la sopravvivenza dei tanti produttori di miele del Trentino. Lo ha chiesto l’Associazione provinciale degli apicoltori, nell’ambito dell’assemblea annuale organizzata presso Maso San Rocco.
L’obiettivo della proposta, presentata dal presidente Marco Facchinelli, è quello di permettere la salvaguardia di un’attività tradizionale di particolare rilevanza per l’ecosistema alpino, seppur poco redditizia. Malgrado l’apicoltura sia infatti molto affermata a livello provinciale, con diverse centinaia di professionisti e amatori che la praticano, l’instabilità climatica degli ultimi anni, combinata con l’utilizzo indiscriminato di pesticidi nei terreni non agricoli, ha comportato un netto calo della produzione di miele trentino.
«La situazione per gli apicoltori del territorio - sottolinea il presidente - è sempre più difficile. Negli ultimi anni l’imprevedibilità del clima estivo, e la conseguente la perdita delle fioriture tardive, ha portato ad una diminuzione della produzione del miele. Con il 2014 abbiamo toccato il fondo. Consapevoli della difficoltà del momento per tutta la società, chiediamo alla Provincia di riconoscere l’importanza dell’apicoltura prevedendo un’indennità simile a quella concessa agli allevatori».
Altro punto critico per gli allevatori di api riguarda l’uso dei pesticidi e dei diserbanti. «Non è un mistero - ha detto al proposito il presidente - il fatto che il servizio strade provinciale si serva di prodotti chimici per limitare la crescita di piante infestanti lungo le strade. Questo comporta l’inquinamento del territorio e l’avvelenamento di intere famiglie di api».