Sicilia, affonda peschereccio: si temono 700 morti. Il dolore
Uno dei tanti viaggi della speranza dalla Libia verso l'Italia, la nuova terra promessa per centinaia di migliaia di disperati che premono dall'Africa dilaniata dalle guerre e dalla povertà verso l'Europa, si è trasformata in un'ecatombe di migranti. Nel naufragio di un barcone, di circa 20 metri, sono morte centinaia di persone, forse 700 se saranno confermate le prime stime fatte dalla Guardia Costiera sulla base della testimonianza di un superstite eritreo.
Ma non c'è certezza sui numeri della tragedia se è vero che a bordo, come riferiscono altre fonti, potevano esserci fino a 950 persone. Si tratterebbe della più grave sciagura del mare dal dopoguerra, peggiore anche della strage di Lampedusa (Agrigento) del 3 ottobre 2013, che fece 366 morti e 20 dispersi. I numeri devono ancora essere verificati, ma la Guardia Costiera ha confermato che il barcone che si è capovolto era in grado di portare "diverse centinaia di persone" ed era "sovraccarico di migranti".
Scafisti senza scrupoli - l'Italia ne ha arrestati 976 negli ultimi mesi, ha sottolineato il premier Renzi - avevano portato a termine al di là del Mediterraneo l'ennesimo "affare", raccogliendo tra i disperati il denaro preteso per la traversata del Canale di Sicilia e avevano riempito di migranti il barcone oltre ogni ragionevole limite. Su ciò tenterà di fare luce l'inchiesta aperta dalla Procura di Catania. Secondo Save The Children, è assolutamente verosimile che a bordo vi fossero anche bambini e ragazzi. Ieri, sabato, l'organizzazione che gestisce la tratta ha dato il via libera alla partenza verso l'Italia con un copione anche questo già conosciuto.
Il barcone partito dall'Egitto ha caricato i migranti da un porto della Libia, vicino alla città di Zuara. Era quasi sera, infatti, quando al Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera è arrivata una telefonata da un satellitare Thuraya. "Siamo in navigazione, aiutateci", ha detto un uomo - forse complice degli scafisti - con tono di voce neanche concitato. Una telefonata simile a tante arrivate nelle ultime due settimana da barconi e gommoni carichi di migranti. Quasi un invito affinchè le navi italiane raggiungessero il barcone per consentire ai "passeggeri" - così tanti da riempire ogni spazio del barcone - di completare la traversata verso le coste italiane. Il dispositivo di soccorso si è subito messo in moto: grazie al sistema satellitare di chiamata, la Guardia Costiera ha potuto rapidamente individuare le coordinate del punto dal quale era partita la telefonata e ha organizzato i soccorsi. Il barcone era a circa 70 miglia a nord delle coste libiche (110 miglia a sud di Lampedusa) quando è stato raggiunto dal King Jacob, un portacontainer di 147 metri di lunghezza, con bandiera del Portogallo, che aveva già compiuto negli ultimi giorni quattro soccorsi di naufraghi e che è stato dirottato, insieme a un altro mercantile, verso i migranti. Secondo quanto ha raccontato il comandante del mercantile i migranti, visto il portacontainer, si sono spostati in massa su una stessa fiancata, quella del lato del mercantile.
"Appena ci hanno visto, si sono agitati - ha raccontato il comandante del 'King Jacob' - e il barcone si è capovolto. La nave non ha urtato il barcone". È stata l'ultima beffa: il naufragio in presenza della nave di soccorso. Dal mare sono stati tratti in salvo 28 migranti e uno di loro - un eritreo che si esprime in inglese - ha parlato di circa 700 persone finite in acqua. Su tale cifra saranno sentiti anche gli altri superstiti, secondo le procedure previste. Il numero potrebbe anche essere rivisto, ma pur sempre di centinaia di morti è ritenuto il bilancio della tragedia. Subito dopo il naufragio è stata messa in campo un'imponente operazione di soccorso, che ha coinvolto anche navi dell'operazione Triton, dell'agenzia Frontex: unità navali della Guardia Costiera, della Marina Militare italiana e maltese, mercantili e pescherecci di Mazara del Vallo (Trapani) - 18 mezzi in tutto, coordinati da nave Gregoretti, della Guardia Costiera, che ha assunto il comando dell'intervento - hanno recuperato 24 cadaveri (che, a bordo della stessa Gregoretti, saranno trasferiti nelle prossime ore a Malta) ed hanno perlustrato un vasto tratto di mare alla ricerca di altri superstiti. Aerei militari hanno sorvolato l'area lanciando zattere e salvagente: la temperatura dell'acqua, di 17 gradi circa, e le buone condizioni del mare lasciano ancora una flebile speranza, che, tuttavia, non basta a cancellare l'immagine di un Mediterraneo sempre più simile ad un grande cimitero di guerra.
Ugo Rossi su Twitter: tragedia infinita. Oggi servirebbe silenzio per dolore e riflessione. Domani unitá politica e operativa Europa.
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"Una ecatombe senza precedenti". L'Unhcr parla così del naufragio della notte scorsa nel Canale di Sicilia. Sarebbero circa 700 i morti, poco meno di una trentina i superstiti. Ad una sessantina di miglia dalla Libia si è mosso una imponente macchina dei soccorsi, coordinata dalla Guardia costiera italiana. Sul posto anche mezzi aerei e navali della Guardia di finanza. Il peschereccio si sarebbe ribaltato perchè sovraccarico e con problemi di navigazione. I migranti si sarebbero mossi tutti su un lato dell'imbarcazione dopo aver avvistato un mercantile che era stato dirottato sul posto proprio per prestare aiuto. "Una tragedia di proporzioni immani", dice Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr, che ricorda come il bilancio delle vittime dall'inizio di quest'anno sale a 1500.
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IL PAPA
«Rivolgo un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con decisione e prontezza, onde evitare che simili tragedie abbiano a ripetersi".
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LA COMMISSIONE EUROPEA
"Ci serve un'azione immediata per prevenire ulteriori perdite di vite e un'approccio globale per gestire meglio l'immigrazione in tutti i suoi aspetti", spiega la Commissione Ue, spiegando che "ci sono vite umane in gioco, e la Ue ha un obbligo morale e umanitario ad agire". La Commissione "si sta al momento consultando con gli Stati membri, le agenzie europee e le organizzazioni internazionali, per preparare una nuova 'Strategia europea per sulle migrazionì, che sarà adottata dalla Commissione a fine maggio". L'unico modo "per cambiare la realtà è affrontare la situazione alla radice. Finchè ci saranno guerre e difficoltà nei nostri vicini più o meno lontani, le persone continueranno a cercare un porto sicuro sulle coste europee. Finchè i Paesi di origine e transito non prenderanno azioni per prevenire questi viaggi disperati, le persone continueranno a mettere le loro vite in pericolo".
Per questo, spiega la Commissione, "gran parte del nostro approccio è cercare di lavorare con i Paesi terzi" e "a questo scopo sarà organizzato un incontro congiunto di ministri dell'Interno e degli Esteri". Il presidente Juncker, conclude la nota, ha incaricato il primo vicepresidente Frans Timmermans, l'alto rappresentante della politica estera Ue Federica Mogherini e Dimitris Avramopoulos, il commissario all'immigrazione, "di lavorare insieme su tutti questi aspetti in preparazione della nuova Strategia e per l'attuazione efficace di tutti gli strumenti europei che già esistono".