Grande guerra e tricolore a mezz'asta Meloni (FdI): Rossi e Kompatscher, dimettetevi

Anche in Trentino, come nel resto del Paese, domenica prossima, 24 maggio, sarà esposta su tutti gli edifici pubblici la bandiera d’Italia, in memoria dei cento anni dall’entrata in guerra dell’Italia contro gli Imperi centrali (Germania e Austria-Ungheria).
Ma come in Alto Adige, anche da noi, il tricolore non sventolerà «a tutta», bensì rimarrà mestamente a mezz’asta.
La decisione presa dal presidente della Provincia Ugo Rossi, però, ha già fatto scatenare le prime polemiche.
Tra le più dure a farsi sentire, Giorgia Meloni, leader dei Fratelli d’Italia, che via Twitter ha invitato sia Rossi che il suo collega sudtirolese Arno Kompatscher alle dimissioni o all'«esilio» in Austria.

 

 

Il governatore, comunque, tira dritto. «Sono certo che l’invito della presidenza del Consiglio dei ministri non nasce con l’intento di rimarcare lo spirito nazionalistico che ha portato allo scoppio della guerra mondiale, ma piuttosto per ricordare che non devono più accadere eventi tragici e tristissimi che hanno devastato l’Europa e con essa la nostra terra».

Proprio per ricordare la sofferenza che quell’«inutile strage» costò a tutti i popoli europei (Trentino compreso) Rossi farà esporre il tricolore a mezz’asta «proprio perché l’inizio di quella guerra, come pure di tutte le guerre, è già di per sé una sconfitta per l’umanità e per chi crede come noi nell’ideale della convivenza pacifica. Per quel giorno, dunque, in nome di questi principi, faremo nostro l’invito ad osservare un minuto di silenzio in memoria dei caduti di ogni conflitto».

«Certo - ha proseguito il governatore del Trentino - per noi si tratta di un ricordo doloroso: la Grande Guerra era iniziata per l’Impero austro-ungarico nel 1914, ma, con l’ingresso in guerra dell’Italia il Trentino si trovò sul confine. Cento anni fa, sul finire di maggio del 1915, la nostra provincia ha vissuto giorni di angoscia e di paura, gli abitanti posti sulla linea del fronte con l’Italia vennero allontanati come profughi e il conflitto varcò i nostri confini e toccò le case. La guerra si accanì su tutti, soldati di entrambi gli eserciti belligeranti, lavoratori militarizzati, profughi, e mai come allora le comunità dell’Euregio furono vittime di tensioni, divisioni, incomprensioni, sprofondate in un clima di odio e rancore. Ma oggi, a distanza di cento anni, abbiamo costruito insieme una nuova era di cooperazione e fratellanza fra i popoli europei. Oggi ci sentiamo parte di un’unica entità, l’Europa, e le nostre tre comunità, Trentino, Alto Adige/Südtirol e Tirolo, si ritrovano insieme nell’Euregio trentino-tirolese».
«Per questo - sono state le conclusioni del presidente - ci sembra giusto ricordare, attraverso le bandiere a mezz’asta, quel tragico conflitto e, soprattutto, i caduti di tutte le guerre, affinché la memoria non vada mai persa».

Una scelta che fa quanto meno sorridere le opposizioni di centrodestra. «Non mi sembra certo una delle priorità - attacca Rodolfo Borga, capogruppo della Civica Trentina in Provincia -, la giunta dovrebbe affrontare ben altri problemi. Posso comprendere lo stato d’animo dei sudtirolesi, ma per quel che riguarda il Trentino con tutta franchezza mi sembra una forzatura». «Se passa questo concetto allora in ogni commemorazione associata a dei lutti bisognerà sempre mettere le bandiere a mezz’asta. Francamente mi pare più sincera e più aperta la posizione del Sudtirolo».

Ancora più duro Manfred de Eccher di Fratelli d’Italia: «È una scelta incomprensibile e grave per il fatto che viene dal presidente della Provincia». «È un atto che non ha nessun significato: siamo italiani quindi la bandiera va esposta con orgoglio e in rispetto alle istituzioni - continua -. È una scelta che non condividiamo e che che fa male al Trentino dal punto di vista strategico: noi possiamo essere competitivi se abbiamo un governo in grado di tutelare il “made in Italy”».

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