Addio Alice, la guerriera non c'è più Lacrime in tutto il Trentino

di Lucia Facchinelli

Alice la guerriera, la nostra grande donna se ne è andata. Ha deposto le armi, ha concluso la sua missione, lasciandoci un esempio concreto di coraggio, forza, determinazione e amore per la vita. Oggi, la sua grande famiglia, i suoi amici, i compagni di scuola e della squadra di tamburello, tutti i volontari dell'associazione «Il Volo», malattie reumatiche del bambino, della quale era testimonial, sono sgomenti, con le loro domande senza risposta, con il cuore spezzato e con quel senso di vuoto che appare come una voragine. Alice Magnani, ventiduenne, abitante a Segno in Valle di Non, studente in scienze motorie presso l'università di Verona, ad un passo dalla laurea, è deceduta giovedì sera a causa di un drammatico incidente stradale avvenuto a Dolcè, nel Veronese. Una fine ingiusta, come lo sono tutte quelle in cui a perdere la vita sono ragazzi nel fiore della giovinezza, con il futuro davanti e tanti progetti da realizzare, che diano senso alla propria esistenza. Nel caso di Alice resta la consolazione di sapere che lei il senso della vita, nonostante la giovane età, lo aveva già trovato.

«Non puoi dire di aver vissuto veramente se non hai fatto qualcosa per qualcuno che non potrà mai ricambiarti» era una frase che amava ripetere, un motto che Alice usava spesso quando si riferiva al suo impegno a titolo gratuito a favore degli ultimi, dei senza tetto a Verona dove studiava o degli ammalati reumatici in Trentino. Aveva un cuore grande, pieno di passione e generosità verso la vita, che con lei sembrava esser stata così avara di doni. Dall'età di sette anni era affetta da una grave forma di artrite reumatoide, con lassità dei legamenti. Una patologia fortemente invalidante, dolorosa, che la lasciava per lunghi periodi incapace di badare a se stessa e bisognosa di assistenza e di continue terapie farmacologiche. Ciò nonostante lei era una guerriera, una combattente che ha fatto della «bestia» come ironicamente definiva la sua patologia, un punto di forza non un limite. È riuscita a trasformare un ostacolo che avrebbe potuto compromettere tutto il suo avvenire in un punto di partenza sul quale costruire la sua vita.


Parte proprio dalla sua malattia l'idea di lavorare nel mondo della riabilitazione: sin da piccola sapeva quello che avrebbe voluto fare da grande. Il suo era un obiettivo forte, motivato e che perseguiva con impegno: brillante studentessa, stava preparando la tesi indagando sul ruolo che lo sport e la riabilitazione motoria hanno nella gestione dal punto di vista psicofisico della malattia. «Appena mi laureo mi date una mano per andare all'estero a specializzarmi, poi torno e apro un centro di riabilitazione per i bambini affetti da malattie reumatiche» aveva confidato in primavera, quando «L'Adige» aveva scritto di lei in occasione della festa della donna.


Alice era una sportiva autentica, rappresentava con onestà i valori più alti dello sport. Convinta sostenitrice del valore di tutte le discipline, ma in particolare di quelle che richiedono sforzo e tanta, tantissima fatica fisica. «A tirar palline ci riescon tutti, ma a colpire una palla da tamburello che ti arriva a 100 chilometri orari ci vuole forza e concentrazione costante che non tutti riescono ad avere» chiariva Alice a quanti chiedevano come riuscisse a giocare ai massimi livelli nazionali a tamburello nonostante i dolori fisici, che le imponevano di scendere in campo con le articolazioni fasciate. Alice era così: non amava le vie semplici, le cose alla portata di tutti non le interessavano e anzi, finivano con l'annoiarla. Lei aveva bisogno di continuare ad alzare l'asticella verso se stessa, di impegnarsi in qualcosa che la distinguesse dagli altri e che le desse la possibilità di dimostrare che «volere è potere». Sempre. In ogni circostanza e a prescindere dalle condizioni di partenza. Proprio per questi suoi meriti sportivi, alcuni mesi fa il presidente del Coni nazionale Malagò la invitò a Roma per consegnarle la medaglia d'oro al valor sportivo, dopo che con la sua squadra di tamburello aveva vinto sia il campionato nazionale che quello europeo.


Alice amava particolarmente i bambini e con loro riusciva ad entrare in empatia immediatamente. Per i genitori poi, soprattutto per le mamme di bambini che quotidianamente vivono quest'esperienza Alice rappresentava un esempio vivente di quanto nonostante le difficoltà sia possibile condurre una vita quasi normale. La notizia della sua scomparsa è rimbalzata sui social network, dove decine di persone hanno lasciato il loro personale ricordo. Razionale, metodica nelle sue analisi ma anche tanto sensibile ed elevata dinnanzi al mistero della vita e al ruolo di ciascuno, Alice sembrava vivere con la consapevolezza profonda che il passaggio terreno altro non è che l'occasione per lasciare un segno, avviare un percorso, abbracciare una strada. E poco importa se poi, all'improvviso la si deve abbandonare per forza maggiore: l'importante è essersi mossi, aver fatto quel primo passo e lasciare che altri continuino il cammino.

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